«L’Italia c’è». A distanza di sole ventiquattrore potremmo iniziare come ci eravamo lasciati. Il tema è lo stesso e le conclusioni alle quali eravamo giunti trovano ulteriore avvallo nei dati che, nella giornata di ieri, lo Stato Italia ha registrato al termine del collocamento dei propri titoli obbligazionari. Questa volta, però, le emissioni non hanno riguardato il solo e tradizionale zero coupon, ma, l’offerta si è estesa ai classici Btp caratterizzati da più scadenze con, inoltre, una ulteriore asta relativa a un CcTeu.
Come anticipato, l’odierno approfondimento sarà coerente a una logica to be continued che, da inizio anno, sta trovando notevole apprezzamento da parte dei sottoscrittori amanti dei nostri titoli di debito pubblico. Anche ieri, infatti, sempre su queste pagine sottolineavano il ritrovato appeal con l’ennesimo brindisi all’elevata domanda dei Btp da parte di terzi investitori e, allo stesso modo, ci lasciavamo nella speranza di poter assistere a una pressoché imminente riduzione della spesa per interessi per le casse dello Stato. Mai più pensavamo che, a tale “profezia”, avremmo potuto assistere al suo più inatteso autoadempimento nelle successive ore. A seguire il nostro precedente punto di vista: «Il prezzo che le casse del Belpaese stanno pagando è alto rispetto al passato, ma sembra poter essere ormai vicino il momento di un suo graduale ridimensionamento. Ci confidiamo. Ciò nonostante, una dovuta osservazione va fatta in sede di domanda complessiva del nostro debito pubblico».
Andando con ordine, alla base di questo nostro argomentare c’erano umili aspettative per i prossimi collocamenti di Btp in programma ovvero: assistere a un calo dei rendimenti, ma, con un immutato e sempre crescente interesse tra la vasta platea degli investitori. Bene, quanto accaduto nella trascorsa giornata soddisfa in toto le attese della vigilia. Partiamo dal versante dei ritorni finali: i Btp offerti hanno riportato un rendimento che parte dal 3,21% (titolo quinquennale) e arriva al 3,67% (titolo decennale) con entrambi in netto calo di oltre venti punti base rispetto alle precedenti emissioni. Stabile (3,24%), invece, l’ammontare lordo del sottostante a sette anni. Anche il tasso variabile collocato (rif. CcTeu) ha subìto una riduzione del proprio YTM (yield to maturity): -11 punti base a quota 5,10%. Nel loro insieme si tratta di un buon risparmio per le finanze domestiche.
Guardiamo, ora, il fattore più importante ovvero quello rappresentato dalla domanda di Btp. L’offerta complessiva ha riguardato un importo assegnato pari a 9,75 miliardi a fronte di una richiesta di oltre 14,5 miliardi di euro. Per il Btp con scadenza 01 luglio 2029 il rapporto di copertura è stato 1,42, mentre per la duration intermedia a cinque anni si è riscontrato un ammontare dell’1,70; soddisfacente (1,39) anche il restante valore riconducibile al titolo decennale.
Ottima, invece, la domanda relativa al tasso variabile scadenza 15 ottobre 2031: 1,76 è il rapporto di copertura che ha distinto il collocamento dell’ottava tranche del CcTeu.
Oggettivamente, questi risultati confermano completamente sia le nostre precedenti attese che il nostro augurio finale di qualche ora fa: «Altri pranzi e banchetti vari saranno allestiti per soddisfare i bisogni alimentari altrui». Ora, però, dobbiamo essere coerenti fino in fondo e, sempre riprendendo lo scorso intervento, dobbiamo (purtroppo) riportare la chiosa finale: «È proprio vero, la fame vien mangiando, finché, un giorno, arrivò la temuta dieta che tutti non vollero». A questo forzato intervento, a oggi, non è seguito ancora nulla e, come ovvio, si rimane in attesa. Con la speranza che sia lunga, molto lunga, nel frattempo «L’Italia c’è».
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