Oggi e domani il Governo Meloni godrà di ulteriore linfa per un importo massimo di 11,75 miliardi di euro. Una somma decisamente rilevante che andrà ad alimentare la già ampia e mai soddisfatta fame debitoria rappresentata dalle consuete offerte di titoli di Stato italiano. In queste ore toccherà alle cosiddette emissioni di Btp Short Term e Btp€i.
I primi si caratterizzano per una scadenza al 28 agosto 2026 ed una cedola annuale del 3,10%. La seconda tipologia, invece, denominata “€i” ossia indicizzata all’inflazione europea, vedrà rispettivamente due emissioni: la 15ma tranche del sottostante a cinque anni (scadenza 15 maggio 2029) all’1,50% e la 44ma tranche di quello trentennale già emesso (rif. 15 settembre 2009) con, pertanto, una vita residua a 17 anni (scadenza 15 settembre 2041) e una cedola prevista del 2,55%. Domani si continuerà con un tradizionale zero coupon semestrale: il Bot (prima tranche) con scadenza 31 gennaio 2025.
Abbiamo visto come l’ammontare complessivo dell’offerta sia di quasi 12 miliardi di euro con una verosimile equipesatura degli importi tra le due tipologie di sottostanti. Le emissioni a tasso fisso (Btp Short Term e Btp€i) potranno godere di un plafond massimo di 5,75 miliardi, mentre la restante emissione (Bot) di ulteriori sei miliardi. Tenuto conto delle size e della posta in palio appare difficile ipotizzare un mercato poco propenso all’acquisto, anzi, se si orienta lo sguardo alle prossime mosse di politica monetaria in territorio europeo i potenziali rendimenti finali in sede di aggiudicazione delle attuali aste potrebbero rappresentare una vera e propria ultima spiaggia o, senza esagerare, un’oasi nel più sconfinato deserto che ci troveremo ad affrontare.
In veste di risparmiatori. Sia chiaro. Ebbene sì, questo inciso a molti potrebbe apparire superfluo, ma per i meno attenti o autodefiniti “sfortunati” la recente dinamica ribassista incorsa sulla curva dei tassi di interesse deve aver lasciato un segno di non troppo lieve entità. In effetti il sentore e il conseguente monito c’è stato e, in tal caso, qualcuno avrà soprasseduto alla nostra (eventuale) emotività.
Escludendo quest’ultima poiché inesistente, oggi, a distanza di poco più di una dozzina di giornate, l’esito finale che vivremo nelle prossime ore sarà il medesimo di quanto già vissuto in occasione di quel recente collocamento (rif. Bot scadenza 14 luglio 2025) da noi per così dire preallertato. Semplificando: rendimenti finali in discesa su tutto e per tutti. O forse no. Altro inciso che, come sopra, riteniamo necessario con motivazione presto detta. Ora.
La soglia psicologica dell’aver un ritorno in conto capitale del 3% netto annuo beneficiando di una forma di investimento a breve termine è ormai un ricordo e, come probabilmente accaduto, a qualche risparmiatore ritardatario (magari distratto?) l’opportunità è pressoché svanita o mai pervenuta (così si dice). Ormai dimenticato questo bonus, adesso, come in futuro, la scelta free-risk propenderà (obbligherà) a una rincorsa a rendimenti molto più ridotti con il trascorrere dei mesi: inevitabile, quindi, come la quota del patrimonio destinata a “sonni tranquilli” si debba obbligatoriamente esporre a maggiori rischi in termini di durata non corrispondente agli ideali dell’investitore o, alternativamente, in capo al rischio specifico rappresentato dall’emittente sottostante allo strumento obbligazionario.
Giunti a questo imposto aut aut appare insensata l’argomentazione di coloro che, rimproverati dal loro stesso e unico orgoglio, motiveranno la loro “non scelta” attraverso una voluta e ponderata strategia operativa. Non ci crediamo, concedetecelo. Comunque nulla di grave. È successo. Una svista. Le opportunità vanno e vengono. Oggi sono andate. Rilassatevi. Godetevi il solleone. Nessuna fretta. Zero stress. Siamo il paese di Bengodi. E nel frattempo, fate attenzione, ascoltate bene: in lontananza alcune note musicali con un ritornello mai dimenticato. Lo sentite? “L’estate sta finendo e un anno se ne va”. Continuate a riposare. Riposatevi. Va tutto bene.
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