Vuoi vedere che ha votato più gente per Sanremo che per le elezioni regionali in Lombardia e nel Lazio?
Sicuramente votare dalla propria poltrona di casa è più comodo che dover andare al seggio. Ma questo non spiega tutto. Forse la crisi del cosiddetto sistema democratico è più complessa di quanto si pensi. Forse non ci accorgiamo che il sistema di potere vero è sempre più fuori dai parlamenti, nazionali o regionali che siano.
Il centrodestra ora sta vincendo, anzi stravincendo. Il centrosinistra va peggio della Cremonese. Eppure leggendo la maggior parte dei giornali e soprattutto guardando la tv di Stato, sembrerebbe che la nuova alleanza tra radical-comunisti e neo-radical-chic stia dominando l’opinione pubblica del nostro Paese.
Sono loro che stabiliscono le regole del gioco, che decidono come si deve parlare, se si deve parlare. Nelle scuole cosiddette pubbliche, cioè di tutti, aperte a tutti, guai se non la pensi come quel gruppetto di reduci del ’68, oggi stranamente alleati con giovani influencer neo-capitalisti.
In una classe di un liceo di Milano, un professore “progressista” ha preteso che i suoi alunni si dichiarassero pro o contro l’aborto, in un clima che certo non favoriva la libertà di coscienza. E pare che questo non sia un fatto isolato.
Insomma difendiamo la libertà di voto, finché ci sarà, ma difendiamo anche la possibilità che il voto dopo che è stato espresso conti qualcosa. Altrimenti basta una campagna mediatica di un certo tipo per trasformare un vincente in ostaggio di quelli che hanno perso, ma che per ora pensano che non valga la pena di partecipare. Tanto in Italia si può ottenere quello che si vuole in altri modi.
Mi viene in mente una sana lezione di antifascismo di mio nonno. Mi portò, una volta, nella piazzetta del Santo Sepolcro, dietro l’Ambrosiana a Milano. Mi disse che da lì era partita la Marcia su Roma e che per questo i primi fascisti si chiamarono tra loro “sansepolcristi”. Vista la piccolezza della piazza non potevano certo essere una massa. Ma la loro forza aumentò per il consenso che andò crescendo non solo tra la destra e tra alcuni gruppi di cattolici, ma anche in quelli di sinistra, che credettero, almeno all’inizio, che Mussolini fosse uno dei loro. E non pensarla come lui poco a poco diventò discriminante tra chi era vero italiano e chi no.
Un’ultima annotazione. La sinistra storica aveva, bene o male, come punto di riferimento la Rivoluzione russa e quindi l’Unione Sovietica. Quella di oggi, dopo avere sdoganato il comunismo con la sua mancanza di libertà e dimenticato il mito di Che Guevara, uno che se prendeva gli omosessuali li faceva rinchiudere in ospedali speciali per “curarsi”, ha scoperto l’America, quella liberal che detta legge su tutto, dalla politica internazionale alla morale sessuale. Con un alleato così, la nuova alleanza di sinistra, anche se perde le elezioni, è convinta di stravincere sul resto.
Conviene che Zelensky faccia attenzione a che il sacrificio del popolo ucraino non lo porti poi a passare dalla padella alla brace. Chi ha orecchi per intendere, intenda.
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