La pandemia da Coronavirus ha contribuito a sviluppare in tutto il mondo quella che negli Stati Uniti viene chiamata “skin hunger”. Letteralmente, “fame di pelle”: espressione che ovviamente stona nella lingua italiana, ma che ben riassume il fenomeno che stiamo vivendo oggi e cioè quello del desiderio, o meglio del bisogno, di contatto fisico. Ne parla molto bene un articolo su Libero Quotidiano, citando tra le altre cose uno studio dello psicologo statunitense Harry Harlow che già negli anni Cinquanta aveva condotto dei test sulla prossimità fisica, giungendo alla conclusione per la quale questo bisogno riguardi non solo gli esseri umani ma anche gli animali. L’esempio classico è quello del neonato, che appoggia la testa sul petto della madre: un bisogno di contatto che induce la calma nel bambino. Ecco: l’isolamento forzato e le misure restrittive – che, ricordiamo, al netto delle riaperture sono ancora attive – hanno acuito questo bisogno.
ASTINENZA DA CONTATTO FISICO: SI GENERANO INSONNIA E ALTRI DISTURBI
Nell’articolo si legge che il contatto fisico non è semplicemente un vezzo, che ovviamente ha come sua forma “estrema” e assoluta il sesso; senza di esso infatti si può andare incontro a insonnia e depressione, ansia e disturbi umorali perché si abbassa il livello della serotonina che, come molti sanno, è l’ormone del benessere. Dunque, questa astensione lavora negativamente anche sul nostro sistema immunitario, indebolendolo. Tradotto: senza il contatto fisico potrebbe essere più facile ammalarsi. Come si diceva, non parliamo solo ed esclusivamente del sesso: qui sono a tema gesti quotidiani anche piccoli, dall’abbraccio a una persona cara alla pacca sulla spalla – come conforto o approvazione – passando per una stretta di mano o semplicemente una carezza, un tocco: nell’epoca del Coronavirus queste cose sono mancate e mancheranno ancora, tanto che per tornare alla skin hunger si stimava che già prima del lockdown un americano su quattro ne soffrisse.
Del resto siamo in un’epoca di social network e smartphone: senza cadere nella retorica spiccia di come sono cambiati i rapporti (peraltro, non sempre è vero), sicuramente lo schermo del nostro telefono rappresenta un’ulteriore distrazione e, per questo motivo, si è sviluppato in certi casi un isolamento sociale che ha portato a toccarsi di meno. Ai giorni nostri invece i problemi sono di altra natura: lo abbiamo visto anche nella ripresa del calcio in Germania, ai giocatori è fatto divieto di esultare insieme e dunque nessun abbraccio o pacca, in campo così come sugli spalti visto che si gioca a porte chiuse. Sembrava un problema tutto sommato bypassabile e non certo di primaria importanza, invece rimanendo nelle nostre case e non potendo incontrare gente per strada ci siamo accorti di quanto il contatto fisico ci manchi, e ovviamente oggi questo bisogno di toccarsi interessa molta più gente in tutto il mondo. Però, a oggi bisogna ancora rispettare le norme di distanziamento sociale…