L’Agenzia europea del farmaco (Ema) può decidere subito il via libera al vaccino di AstraZeneca perché ha ricevuto la stessa documentazione mandata alla Gran Bretagna. Lo assicura Piero Di Lorenzo, amministratore delegato e presidente dell’Irbm di Pomezia che con l’Università di Oxford ha messo a punto il vaccino AstraZeneca che non è stato ancora approvato in Ue. «La documentazione è stata presentata contemporaneamente nel Regno Unito e all’Ema. Non manca più nulla, ma l’Ema ha il diritto di chiedere ulteriori approfondimenti», ha dichiarato Di Lorenzo al Messaggero, precisando però che dall’Ema non è arrivata alcuna richiesta di produrre integrazioni. La valutazione comunque riguarda vari dosaggi, visto che vengono sottoposte tutte le sperimentazioni fatte. «Poi, l’agenzia regolatoria in piena autonomia decide quali validare».



Dopo il via libera di Regno Unito, Argentina e India, dovrebbe arrivare quello dell’Australia. È aperta, però, la questione del dosaggio con efficacia del 62% che sale al 90% con dosi diverse. «Somministrare dosi diverse non è stato un errore nella ricerca, ma una contingenza fortunata – spiega Di Lorenzo —. Gli scienziati hanno provato un dosaggio differente in base a un calcolo fatto diversamente, e dopo tre giorni hanno visto che quel conto non funzionava perché dava la metà. A quel punto avrebbero potuto integrare la vaccinazione, risolvendo il problema. E invece, è stata fatta la scelta scientifica di aprire un’altra linea di ricerca».



VACCINO ASTRAZENECA, DI LORENZO “ALTRI STUDI IN CORSO”

Il Regno Unito intanto ha autorizzato le due dosi piene, ma a tal proposito Piero Di Lorenzo precisa a Il Messaggero che i via libera sono provvisori. «Le autorizzazioni vengono concesse data l’urgenza e sottoposte a un controllo successivo. Dunque, lo studio in corso su tutti i dosaggi non si interrompe, continua, e sono previsti approfondimenti delle linee ricerca in altri Paesi». Sono in corso nuovi studi in Russia e Giappone per valutare le variabili. Per quanto riguarda gli effetti collaterali, sono emersi solo in maniera lieve: dolore al braccio e febbre il giorno dopo. Sulla durata della protezione però il presidente di Irbm di Pomezia preferisce non sbilanciarsi, del resto la sperimentazione durerà anni. «Non ci sono al momento limitazioni o prescrizioni se non quelle normali, di prudenza, in campo medico: le agenzie hanno autorizzato la somministrazione dai 18». Per quanto riguarda gli immunodepressi, serve l’autorizzazione del medico, perché «vaccinarli è delicato». Di Lorenzo ha spiegato poi che il richiamo va fatto tra 4 e 12 settimane, aggiungendo che il Regno Unito ha optato per il tempo massimo «probabilmente per coinvolgere un numero superiore persone di persone». Infine, sul dibattito in merito all’obbligo di vaccinazione: «Penso che sia più utile una campagna di sensibilizzazione: l’obbligo non è mai foriero di consenso, viene sempre visto con un po’ di sospetto».

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