AstraZeneca si scaglia contro l’Inflation Reduction Act (Ira), sostenendo che la legge voluta da Joe Biden avrà conseguenze disastrose sulla ricerca sui farmaci per le malattie rare. Questo il motivo per il quale il colosso farmaceutico anglo-svedese ha deciso di avviare un contenzioso. Infatti, ha annunciato di aver presentato un ricorso legale contro alcune disposizioni che consentono al governo di negoziare i prezzi su alcuni farmaci. AstraZeneca non è da sola in questa battaglia contro la legge: altri esponenti dell’industria farmaceutica hanno criticato la riforma Usa sui prezzi dei farmaci contenuta nell’Ira. Sono previste, dunque, numerose altre battaglie giudiziarie, anche da parte di importanti gruppi industriali e altre aziende farmaceutiche. Altre case farmaceutiche, tra cui Merck, Bristol Myers Squibb e Johnson & Johnson, hanno già intentato causa contro la riforma, ricorda il Financial Times.
Secondo AstraZeneca ci sono aspetti dell’Ira che contrastano con gli obiettivi dell’Orhan Drug Act del 1983, che secondo la casa farmaceutica anglo-svedese è progettato per incoraggiare i produttori a investire in nuove terapie per le malattie rare. «I malati di cancro e le malattie rare dipendono dallo sviluppo di farmaci ad alto rischio e bassa probabilità, che richiedono molti anni per essere sviluppati e mirati alla cura», ha dichiarato Dave Fredrickson, vicepresidente esecutivo dell’unità di oncologia di AstraZeneca. Se la legge rimanesse in vigore così, «i pazienti affetti da patologie rare negli Stati Uniti, che hanno beneficiato dell’Orphan Drug Act, avranno un accesso ritardato alle scoperte scientifiche rispetto ad altre parti del mondo», ha aggiunto Fredrickson.
PERCHÉ ASTRAZENECA È CONTRO LA RIFORMA DI BIDEN
Così come per le malattie rare, che hanno popolazioni di pazienti più piccole, molti trattamenti anti-cancro vengono lanciati prima in una cosiddetta «indicazione orfana», per poi espandere il loro mercato nel tempo effettuando ulteriori sperimentazioni su popolazioni più ampie. «I pazienti affetti da malattie rare e da cancro dipendono dallo sviluppo di farmaci ad alto rischio e bassa probabilità, che richiedono molti anni per essere sviluppati e mirano alla cura», ha spiegato il manager di AstraZeneca. Già a fine luglio l’azienda aveva lanciato un avvertimento riguardo i rischi di rendimenti minori dei farmaci per il cancro e le malattie rare. Infatti, aveva iniziato a cambiare il modo in cui assegna i fondi per la ricerca e lo sviluppo a causa della legge Usa. «Il risultato finale è che molti prodotti subiranno ritardi nel lancio negli Stati Uniti. È davvero triste», aveva tuonato il CEO di AstraZeneca, Soriot.
Ad esempio, l’Ira potrebbe scoraggiare lo sviluppo del suo farmaco Soliris, ora approvato per il trattamento di quattro malattie rare. L’azienda sostiene che la riforma avrebbe anche creato «disincentivi significativi» a perseguire l’espansione dell’uso del suo farmaco antitumorale Lynparza, sviluppato con Merck. Lo scorso maggio aveva deciso anche di lasciare il principale gruppo di lobby farmaceutico statunitense, Pharmaceutical Research and Manufacturers of America (PhRMA). L’associazione di produttori farmaceutici non era riuscita, infatti, a fermare l’Inflation Reduction Act.
INFLATION REDUCTION ACT, GOVERNO USA TIRA DRITTO
Ma il Dipartimento della Salute Usa tira dritto. «Difenderemo con forza la legge del Presidente sulla negoziazione dei prezzi dei farmaci, che sta già contribuendo a ridurre i costi sanitari per gli anziani e le persone con disabilità. La legge è dalla nostra parte», ha dichiarato un portavoce, come riportato dal Financial Times. In virtù di questa riforma, Medicare, il programma di assistenza sanitaria per i pensionati finanziato dai contribuenti Usa, è autorizzato a negoziare i prezzi per un numero limitato di farmaci di marca. Il processo inizierà seriamente la prossima settimana, quando il Centers for Medicare & Medicaid Services (CMS) pubblicherà un elenco di 10 farmaci costosi che saranno oggetto di negoziazione.
Ma altri farmaci saranno aggiunti a questo elenco nei prossimi anni. Secondo le stime del Congressional Budget Office, le modifiche produrranno risparmi per miliardi di dollari nell’arco di un decennio. Secondo Evan Seigerman, analista di BMO Capital Markets, i farmaci sviluppati da Bristol, Pfizer, Lilly, Merck, AbbVie e Amgen saranno probabilmente inclusi nell’elenco iniziale del CMS. Invece, i farmaci di successo per il diabete e la perdita di peso Ozempic e Mounjaro di Novo Nordisk e Eli Lilly potrebbero essere inclusi nell’elenco rispettivamente nel 2027 e nel 2031.