Il contratto per la fornitura dei vaccini AstraZeneca all’Ue non sarebbe così sicuro, o meglio, non garantirebbe una vera e propria tutela agli Stati membri in caso di inadempienze da parte della casa farmaceutica. Un caso che era nell’aria già da diversi giorni e che è deflagrato in tutta la sua potenza sull’edizione odierna de “Il Fatto Quotidiano”, sulla quale si ricorda il taglio del 50% di dosi a noi destinate e operato dal colosso anglo-svedese e i 5 milioni di dosi dirottate dall’India verso il Regno Unito.
Perché questo succede? Perché l’Europa non saprebbe fare i contratti. Sì, perché quello sottoscritto con AstraZeneca dall’Ue e pubblicato a febbraio da Report in forma integrale, è un contratto privo di rischi. Bene, direte voi: male, rispondiamo noi. Perché i rischi di cui stiamo parlando sono quelli che dovrebbe assumersi l’azienda farmaceutica e riguardano, ovviamente, i ritardi nelle consegne dei sieri e i ricorsi contro le possibili reazioni avverse al vaccino da parte di alcuni soggetti sottoposti a inoculazione.
CONTRATTO ASTRAZENECA-UE: MANCANO LE PENE PER IL FORNITORE
In particolare, nel contratto firmato dall’Ue con AstraZeneca, non viene fatta menzione di sanzioni a seguito di ritardi nelle forniture e i risarcimenti in caso di ricorsi da parte della popolazione sono in toto a carico dei Paesi membri dell’Unione. Eppure, Mario Draghi, lo scorso 24 marzo, aveva tuonato in Parlamento, sottolineando la volontà di rivalersi sulle case farmaceutiche in caso di inadempienze: “Primo, il rispetto, da parte delle compagnie internazionali multinazionali, le società produttrici di vaccini, degli accordi; secondo, le sanzioni se questi accordi non sono rispettati”. Ebbene, quegli accordi non esistono. Certo, Draghi non poteva saperlo, visto che si è insediato dopo la firma del contratto originario, ma proprio il 24 marzo fu messa ai voti una proposta di alcuni parlamentari per domandare al presidente del Consiglio di “richiedere e pubblicare i contratti con le case farmaceutiche in tutti i loro elementi e farsi promotore presso le sedi dell’Unione Europea affinché tali contratti vengano rivisti nella parte delle sanzioni in caso di inadempienza nonché nella distribuzione dei rischi da eventi avversi che oggi ricadono in capo agli Stati membri”. La maggioranza parlamentare respinse la proposta…