La professoressa Sarah Gilbert, 59 anni, è a capo della ricerca e della creazione del vaccino AstraZeneca (oggi Vaxzevria) presso l’Istituto Jenner dell’Università di Oxford. Intervistata dal quotidiano “La Repubblica”, la donna ha “difeso” la bontà del siero anglo-svedese, rimarcando come esso sia impiegato in 172 Paesi con risultati buoni: “Certo, non è perfetto, ma l’80% dei vaccini Covax nel mondo sono AstraZeneca. I vaccini che non hanno bisogno di stoccaggio congelato sono appropriati per l’uso in molti Stati del mondo”.
Indubbiamente, è stato frustrante vedere attaccato il vaccino, frutto di un duro lavoro di ricerca e di gruppo: “Non abbiamo molto tempo per concentrarci su ciò che la gente dice in proposito. Politici e giornalisti possono solo fare un’osservazione improvvisata, non basata sui dati, ma essa viene riportata in tutto il mondo. Ciò è frustrante per chi, come noi cerca di comunicare veramente i fatti”. Qual è allora la verità sui rari episodi di trombosi successivi all’inoculazione del vaccino AstraZeneca? “Ha ancora senso usare il vaccino. Ci basiamo sui tassi di trombocitopenia riportati dai diversi Paesi per alimentare questo processo decisionale. Abbiamo bisogno di ottenere una comprensione più completa dei tassi in numerose nazioni. La situazione si sta ancora sviluppando”.
SARAH GILBERT: “VACCINAZIONE ETEROLOGA? SERVONO MAGGIORI DATI”
La professoressa Sarah Gilbert a “La Repubblica” ha asserito che, al momento attuale, non sembra esserci un bisogno urgente di cambiare il vaccino per far fronte alle varianti. Tuttavia, c’è uno studio clinico in corso con una versione beta del siero: “Abbiamo iniziato a lavorare con AstraZeneca a gennaio, in realtà, per assicurarci di avere una pipeline impostata in modo da poter introdurre al bisogno nuove sequenze di proteine spike nel vaccino”. Per quanto concerne la vaccinazione eterologa, invece, approvata in alcuni Stati, come Italia e Spagna, la dottoressa ha evidenziato come, a suo parere, tutte le decisioni sul mix vaccinale dovrebbero essere basate sui dati: “Piuttosto che raccomandare il mix, è il momento di guardare cosa sarebbe sicuro fare. Ad oggi, se si inizia a ricorrere alla vaccinazione eterologa, non sappiamo quale sarà l’efficacia”.
Infine, una battuta sui più piccoli: i bambini dovrebbero essere vaccinati? Secondo l’esperta, un numero molto piccolo di bambini è più a rischio di Covid e ritiene che i Paesi dovrebbero considerare di vaccinarli. Tuttavia, “se non si può prevenire la trasmissione con la vaccinazione e i bambini non sono a rischio di malattie gravi e di ospedalizzazione e morte, cosa che la stragrande maggioranza dei bambini non è, ci si deve chiedere quali sarebbero i benefici di questa vaccinazione”.