Dopo aver lavorato al vaccino anti Covid, AstraZeneca ha tentato un altro approccio noto con il nome di “profilassi pre-esposizione”, noto per l’Hiv. Consiste nell’assunzione da parte di soggetti ad alto rischio di un farmaco in chiave preventiva per evitare il contagio. La casa farmaceutica anglo-svedese lo ha applicato anche al coronavirus, realizzando il primo mix di anticorpi in grado di prevenire il Covid. In questi giorni ha comunicato i risultati dello studio di fase 3 sulla “prima combinazione di due anticorpi a lunga durata d’azione (Laab) per prevenire Covid-19”. La ricerca, che si chiama Provent, ha dimostrato che AZD7442 ha ridotto del 77% il rischio di sviluppare la malattia in forma sintomatica rispetto al placebo. Se il vaccino induce il sistema immunitario a produrre anticorpi, questo mix invece ne fornisce già per una protezione di lunga durata, che potrebbe arrivare fino a 12 mesi.
L’azienda ha fatto sapere di aver così ottenuto una “riduzione statisticamente significativa dell’incidenza di Covid sintomatico”, che era l’obiettivo primario. Ora AstraZeneca si appresta a presentare i dati di profilassi alle autorità regolatorie per richiedere l’autorizzazione all’uso di emergenza o approvazione condizionata di AZD7442.
ASTRAZENECA, IN ARRIVO IL PRIMO MIX DI ANTICORPI
Per lo studio Provent sono stati raccolti 25 casi di Covid sintomatico all’analisi primaria. Nel gruppo di quelli trattati col mix di anticorpi non ci sono stati casi gravi o decessi. Invece, nel gruppo che ha ricevuto il placebo ci sono stati tre casi gravi, che comprendevano due decessi. Lo studio comunque conta 5.197 partecipanti nel complesso, col gruppo di trattati col mix di AstraZeneca che ha numeri doppi rispetto al gruppo placebo. Oltre il 75% aveva comorbilità, in particolare condizioni per le quali si ha una ridotta risposta immunitaria alla vaccinazione. Questo mix di anticorpi è stato “ben tollerato” e gli eventi avversi sono stati bilanciati tra i due gruppi. La dose va somministrata per via intramuscolare. Per Myron J. Levin, professore di pediatria e medicina dell’University of Colorado School of Medicine (Usa) e ricercatore principale dello studio, si tratta di “uno strumento importante nel nostro arsenale per aiutare le persone che potrebbero aver bisogno di più di un vaccino per tornare alle loro vite normali”.
Visto che non tutti sono protetti in maniera adeguata e che alcuni non possono sottoporsi alal vaccinazione, è stato adottato un approccio diverso. Per quanto riguarda le varianti emergenti del coronavirus, dai risultati preliminari “in vitro” dei ricercatori dell’Università di Oxford e della Columbia University è emerso che AZD7442 di AstraZeneca è in grado di neutralizzare, anche la Delta. Ma i risultati completi del trial Provent saranno trasmessi ad una rivista medica sottoposta a revisione paritaria e presentati poi in un meeting medico. “Non vediamo l’ora di condividere ulteriori dati dal programma di sperimentazione clinica di Fase III entro la fine dell’anno”, ha dichiarato Mene Pangalos, Executive Vice President, BioPharmaceuticals R&D.