Dopo mesi – se non anni – di accuse, smentite, controaccuse, battaglie legali e scontri mediatici la britannica AstraZeneca sembra intenzionata a mettere definitivamente una pietra sopra al suo noto vaccino contro il Covid, con l’annuncio del ritiro di tutte le dosi distribuite nel mondo e, soprattutto, dal mercato farmaceutico. Una scelta che arriva quasi tempestivamente dopo pochi giorni dal ritiro dal mercato britannico ed europeo, deciso in sordina dai vertici di AstraZeneca solamente la scorsa settimana, sulla scia (o almeno questa è l’idea popolare, non confermata dall’azienda) dell’ammissione in un tribunale londinese di alcuni casi di trombosi associati o associabili al vaccino contro il covid.
Prima di entrare nel merito nel caso trombosi – destinato a lasciare un segno importante nella sanità internazionale – ci teniamo a precisare che i vertici di AstraZeneca già in occasione del ritiro dal mercato europeo avevano parlato di un calo “nella domanda per il vaccino contro il covid” motivato da una “eccedenza di vaccini aggiornati disponibili“. La richiesta di revoca dall’autorizzazione alla vendita del composto era stata presentata all’Agenzia europea del farmaco già lo scorso 5 marzo (poco prima dell’ammissione di AstraZeneca sulle trombosi) ma è diventata operativa solamente ieri, il 7 maggio.
L’ammissione di AstraZeneca in tribunale: “Il vaccino covid in rari casi può causare trombosi”
Ora, al di là delle legittime ragioni con cui AstraZeneca ha motivato il ritiro del suo vaccino contro il covid, desta alcuni sospetti la concatenazione di eventi che nell’arco di pochi mesi – dopo anni che il farmaco è disponibile sul mercato – ha portato alla mezza ammissione di responsabilità sui pochi casi di trombosi sospette e al ritiro del composto: se le ragioni fossero veramente legate all’eccedenza di altri vaccini simili sul mercato la scelta più logica sarebbe stata quella di procedere già nei mesi scorsi al ritiro dei vaccini contro il covid; eppure AstraZeneca ha temporeggiato e si è mossa in silenzio, lontana (così sperava) dai riflettori mediatici.
Tornando con la mente a quel tribunale londinese lo scorso aprile, i vertici dell’azienda britannica in quel momento si trovavano alla sbarra per rispondere a 51 differenti richieste di risarcimento raccolte in una enorme class action da parte di altrettanti cittadini inglesi, o loro familiari, che lamentano effetti collaterali dopo l’iniezione del vaccino contro il covid di AstraZeneca. Una causa che costerebbe al colosso 125 milioni di dollari di danni, con la difesa delegata ad un documento letto in tribunale nel quale si ammette che “il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia“, le cui cause “sono sconosciute”.