Astrazeneca ha ritirato il suo vaccino Covid, il primo a essere autorizzato nel Regno Unito, nel dicembre 2020, prima di ricevere il via libera in Ue e a seguire nel resto del mondo. Il tutto è avvenuto nel silenzio generale, perché la notizia è trapelata ora che la casa farmaceutica anglo-svedese ha ottenuto la revoca dell’autorizzazione a immettere in commercio Vaxzevria. La domanda è stata presentata il 5 marzo 2024, il via libera della Commissione europea è arrivata il 27 marzo 2024, ma la revoca sarà attiva dal 7 maggio, stando a quanto indicato da Sandra Gallina, direttrice generale per la Salute e la sicurezza alimentare della Commissione Ue, che ha firmato il documento.
Come evidenziato dalla Verità, l’Aifa si sarebbe portata avanti, visto che sul sito dell’Agenzia italiana del farmaco risulta già “revocato”: la pagina risulta aggiornata al 7 aprile scorso. Astrazeneca ha motivato la sua decisione, in una nota affidata all’AdnKronos, spiegando che “non c’è stata domanda” per il vaccino, in virtù della grande quantità di quelli disponibili contro le nuove varianti del Covid, quindi “non è più stato prodotto né distribuito”, visto che non si prevede una futura domanda.
CON LA REVOCA “SALTA” STUDIO SU TTS NEI VACCINATI?
Se il ritiro del vaccino Astrazeneca è avvenuto in silenzio, ha fatto invece discutere l’ammissione da parte del colosso farmaceutico in alcuni documenti giudiziari che il loro prodotto può causare trombosi come raro effetto collaterale. Infatti, nel Regno Unito ci sono diverse denunce sotto la lente d’ingrandimento dell’Alta Corte, riunite in una class action da 100 milioni di sterline. Ci sono però almeno 12 famiglie che avrebbero interrotto l’azione legale per un cavillo: il riferimento è a un volantino, circolato durante la pandemia Covid, riguardo i rari effetti collaterali associati al vaccino. A scoraggiarle, dunque, la prospettiva che Astrazeneca venga scagionata.
Peraltro, la Verità fa notare che il ritiro del vaccino vuol dire anche non dover più fornire dati sulla sicurezza, proprio dopo che nell’ultimo “Piano di gestione dei rischi dell’Unione europea (Rmp) relativo a Vaxzevria”, del settembre scorso, Astrazeneca assicurava il suo impegno in uno studio sulla sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts), quell’evento avverso che, in base all’ammissione della casa farmaceutica, è stato riconosciuto come possibile. La revoca in questione consente ad Astrazeneca di non avere più l’obbligo di presentare i risultati di quello studio, attesi però perché poteva fornire rispose sulla frequenza della Tts nelle persone vaccinate con il loro prodotto.