Ai microfoni della trasmissione Rai “Agorà” è intervenuto il professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’istituto farmacologico Mario Negri di Milano, il quale è stato sollecitato ovviamente sul tema pandemia: “La letteratura internazionale è molto divisa sull’utilità del lockdown – ha esordito l’esperto –. Il problema è il sovraffollamento degli ospedali, dunque il lockdown serve a evitare questo e a vicariare le difficoltà che una serie di persone ha nel rispettare gli atteggiamenti di prudenza individuale. Se tutti portassero la mascherina e fossero attenti, il 95% delle infezioni sarebbe evitato”.



Dunque la possibilità di vedere alcune riaperture a metà aprile è concreta? “Sì, diciamo che abbiamo un livellamento delle persone ricoverate in terapia intensiva, anche se la tendenza è molto lenta. I morti si ridurranno più tardi, perché chi muore ora è stato ricoverato diverse settimane fa. Questa è la cosa più particolare di questo virus: delle persone che muoiono d’influenza ce ne accorgiamo tardi, invece in questo caso si muore dopo settimane di battaglia drammatica. La situazione sta migliorando molto lentamente”.



REMUZZI: “ASTRAZENECA DÀ ORIGINE A TROMBOSI MAI VISTA PRIMA”

Immancabile poi la domanda, durante la puntata di “Agorà”, a un esperto del calibro di Giuseppe Remuzzi circa la sicurezza del vaccino AstraZeneca: “Il problema adesso lo conosciamo abbastanza bene, perché questi due giorni di  stop che sono stati decretati dall’Ema ci hanno fatto capire qual è la problematica. In generale AstraZeneca funziona benissimo, anche sopra i 60 anni. C’è però un piccolo problema”. Di cosa si tratta, precisamente: “Questo vaccino, in persone dai 20 ai 50 anni, nel 90% dei casi di sesso femminile, induce una forma rarissima di trombosi del seno venoso cerebrale e delle vene mesenteriche nuova, che non si conosceva prima. Diagnosi precoci è possibile farne in laboratori attrezzati e si può curare tale evento avverso con l’immunoglobulina ad alte dosi, ma non tutti gli ospedali possono farlo. Diciamo dunque che quella fascia di donne dovrebbe essere secondo me protetta da AstraZeneca. Il rapporto rischi-benefici è estremamente positivo, si tratta in fondo di poche decine di casi, ma è indubbio è che questo piccolo problema c’è”.

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