Atlantia ieri ha chiuso la giornata borsistica con la performance migliore del principale indice azionario italiano. In mattinata la società aveva diffuso un comunicato stampa con cui si comunicava un piano di acquisto di azioni proprie per un valore compreso tra uno e due miliardi di euro, la distribuzione nel 2022 di un dividendo di 600 milioni di euro, in crescita del 3-5% negli anni successivi e un piano di espansione dei business attuali. Tutto prende le mosse dalla cessione della quota in Autostrade per l’Italia per 8 miliardi (9,3 miliardi di euro per il 100%) a una cordata “capitanata” da Cdp.
Per due anni, e cioè dal crollo del Ponte di Genova ad agosto 2018 fino all’accordo firmato con il Governo guidato da Conte a luglio del 2020, la possibilità di una revoca della concessione ha condizionato la performance borsistica e l’attività della società. Il titolo, il 15 luglio del 2020, quando il Governo annunciava l’accordo apriva a 11,45 euro per azione contro gli oltre 16 di ieri. L’accordo di dodici mesi fa con cui si celebrava “l’uscita dei Benetton” si deve leggere alla luce della performance del titolo degli ultimi dodici mesi e all’annuncio di ieri. Facendo cadere, senza nel frattempo concordare un prezzo, la leva della revoca della concessione si è potuto poi procedere a una valutazione di mercato che ha coinciso con la parte bassa della forchetta di valutazione degli advisor.
Nei prossimi dodici mesi agli azionisti, sommando l’acquisto delle azioni proprie e il dividendo, dovrebbero tornare circa due miliardi di euro mentre il piano economico finanziario di Aspi, ormai venduta da Atlantia e dai “Benetton”, contiene molte più spese di manutenzione degli ultimi anni e la rete, vista la quantità di lavori che osservano gli automobilisti italiani, forse ha bisogno di una bella rinfrescata. Questa è la storia.
La storia di Aspi in Atlantia si chiude e si apre quella del comunicato di ieri con altri due capitoli. Il primo riguarda la nuova compagine azionaria di Autostrade per l’Italia, con Cdp come maggiore azionista, che assume la sfida di guidare la principale infrastruttura autostradale italiana che è e rimarrà strategica soprattutto in un’era in cui le pandemie mettono a rischio il trasporto aereo e ferroviario. La buona manutenzione e l’efficienza della rete sono una parte importante a cui si somma quella di saper progettare e realizzare nuove tratte che in alcune regioni italiane, per esempio la Liguria, sembrano non più procrastinabili. Occorre coniugare le esigenze di diversi soggetti, sia degli azionisti che degli utenti.
Il secondo capitolo è quello della “nuova” Atlantia senza più Aspi, di gran lunga il suo asset principale, che con i suoi dividendi ha permesso l’espansione internazionale del gruppo. Oggi la società ha come principali attività le autostrade spagnole e francesi e le attività in America Latina. La sfida, in questo caso, è quella di un gruppo ormai molto poco italiano, ma con azionisti e sede in Italia, e alla guida di un gruppo internazionale con un cuore “franco-spagnolo”. Anche in questo caso occorre creare valore per gli azionisti e continuare a dimostrare a governi e utenti di potere gestire infrastrutture strategiche anche dopo tre anni di tensioni con l’esecutivo italiano.
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