Conte, la De Micheli e ora anche Di Maio – che conferma solo quanto già da sempre esposto – sono a favore della revoca delle concessioni ad Autostrade, specie se permane il fronte dello scontro con Atlantia dopo la richiesta del maxi indennizzo: «Abbiamo 43 vittime, delle famiglie che ancora piangono, indagini e perizie che ci dicono che Autostrade non ha provveduto adeguatamente alla manutenzione del ponte Morandi nonostante fosse a conoscenza dei rischi. E’ gravissimo, non c’è altra soluzione alla revoca della concessione, mi sembra evidente», attacca dalle colonne della Stampa il leader M5s, aggiungendo subito dopo «Qui il punto è che non bisogna aver paura di combattere un colosso, lo Stato va protetto e la regola chi sbaglia paga deve valere per tutti». C’è però chi la pensa “diversamente” e si chiama Matteo Renzi, ancora una volta contro il suo stesso Governo: «Ultimo messaggio politico prima degli auguri su autostrade. Punire i responsabili del crollo del ponte è doveroso! Fare leggi improvvisate che fanno fuggire gli investitori internazionali è invece un autogol: niente è più pericoloso del populismo normativo. Ne parleremo a gennaio», scrive su Twitter il leader di Italia Viva. Governo diviso, tutt’altro che compatto insomma, sul fronte revoca concessioni: in mezzo la crisi in Borsa di Atlantia rischia di pesare ancor maggiormente sull’immediato destino del “dossier” Autostrade.



CONTE VS ATLANTIA “NON INDENNIZZO, SERVE TRASPARENZA”

Il ministro delle infrastrutture, Paola De Micheli, ha cercato di fare chiarezza in merito alla possibile revoca ad Autostrade per l’Italia della gestione della rete autostradale del Belpaese, così come approvato con il decreto Milleproroghe. «La revoca è una procedura totalmente separata – afferma l’esponente del governo giallorosso in un’intervista concessa stamane al Corriere della Sera – sulla quale stiamo ancora acquisendo dati. Una volta che avremo terminato l’analisi tutto il governo approfondirà il se, il come e il quando». Quando arriverà questo momento? Chiedi quindi il giornalista: «A gennaio – replica la De Micheli – saremo in grado di prendere una decisione. Fino a quando non avremo esaminato tutti gli aspetti – aggiunge – non mi sbilancio». Atlantia avrebbe “minacciato” lo stato pretendendo un indennizzo da 23 miliardi di euro in casi di revoca: «Questo è un modo per mettere in difficoltà il governo – aggiunge la titolare del Mit – per vedere se qualcuno in Parlamento vota contro. Non è una modalità di comportamento lineare. E dietro c’è un’idea sbagliata. Gli investimenti non ancora remunerati verranno riconosciuti, oltre come già detto quanto previsto dal codice degli appalti. La cosa grave della lettera è che il concessionario non riconosca il sacrosanto diritto di un governo alla luce di tutto quello che è accaduto di revisionare il modello concessorio ormai vecchio di oltre quindici anni. Credo che sia un diritto dovere della politica aggiornare le norme e revisionare le concessioni per consentire più controlli, più trasparenza e più sicurezza sulle Autostrade». Sulla vicenda si è espresso anche il premier Conte, che ai microfoni de Il Messaggero ha spiegato: “Le norme del milleproroghe sulle concessioni autostradali non vogliono essere punitive o penalizzanti per i concessionari, ma introdurre un regime più trasparente. Non si potranno più applicare – aggiunge – norme di favore come quelle invocate da Atlantia, che anche in caso di grave inadempimento pretenderebbe un indennizzo di decine di miliardi. Non lo permetterò”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



REVOCA AUTOSTRADE, ATLANTIA: “RIDATECI 23 MILIARDI DI EURO”

Con una lettera durissima inviata a Palazzo Chigi, al Ministero dell’Economia e a quello dei Trasporti, si consuma lo scontro totale tra Atlantia (la società che gestisce Autostrade per l’Italia, controllata dalla famiglia Benetton) e il Governo Conte-2. Il casus belli è stata la modifica della norma nel Decreto Milleproroghe che di fatto stabilisce, in casi eccezionali (come appunto la revoca delle concessioni) il trasferimento immediato del controllo delle strade e della rete all’Anas; ma il vero caos nasce dopo la tragedia del Ponte Morandi a Genova e le conseguenti indagini che appurerebbero diverse manutenzioni insufficienti di viadotti all’interno della rete autostradale controllata da Atlantia: il M5s si è fin da subito schierato per la revoca instantanea delle concessioni, ma prima la Lega e oggi il Pd hanno sempre cercato di frapporsi tra la volontà “punitiva” dei grillini e il mantenimento dei rapporti con la maggior società privata di concessioni con utili in positivo in tutta Europa. Oggi però, dopo la norma “smascherata” da Italia Viva nell’ultimo CdM e lo scontro interno al Governo sul Decreto Milleproroghe, arriva la lettera durissima della Famiglia Benetton: «chiediamo la modifica immediata dell’articolo 33. Altrimenti risolviamo il contratto di concessione e chiediamo 23 miliardi di risarcimento». Nel testo inviato al Governo si legge poi «risarcimento del 100 per cento del valore della concessione (23 miliardi di euro, ndr) in ragione dei  molteplici diritti e principi sanciti dalla Costituzione e dal diritto comunitario, incluso il rispetto del principio di affidamento e a tutela del patrimonio della Società e di tutti gli stakeholders».



ATLANTIA “MINACCIA” IL GOVERNO MA CROLLA IN BORSA

Come già espresso, l’intero scontro nasce in ultima analisi dal Decreto Milleproroghe approvato “salvo intese” dal Cdm di sabato: nel testo è finito un articolo che riguarda le concessioni autostradali e dispone di fatto che «il concessionario a cui sia stata tolta la concessione per inadempienza debba risarcire i danni derivati dal suo inadempimento» e che tale cifra venga scalata di fatto dal rimborso che gli spetta. In questo modo, se la norma passasse definitivamente nel Decreto governativo, Autostrade per l’Italia potrebbe non solo essere esautorata dalle concessioni ma anche costretta a dover pagare i danni provocati dal crollo del Morandi a Genova. Atlantia non ci sta e da qui la lettera furente. Immediata la replica del Governo con la Ministra dei Trasporti Paola De Micheli (Pd) che parla di «minacce inaccettabili, non in linea con il ruolo di un concessionario di un bene dello Stato». Il tutto avvenuto però a Borse chiuse dopo che proprio la prima lettera di Atlantia aveva contribuito – assieme allo scontro nel Governo per il Milleproroghe “salvo intese” – al crollo del titolo azionario: -4,8% e azioni chiuse a 21 euro, con inoltre l’intervento della Corte dei Conti che proprio oggi ha richiesto equilibrio tra profitto e interesse pubblico sul tema concessorio. Giornata e periodo insomma nerissimo per Atlantia, che pure si sono escluse dalla corsa per una partecipazione in Alitalia dopo che il Governo non ha abbandonato “l’ascia da guerra” sul caso Concessioni. Autostrade chiede la rimozione di quella norma, pena l’abbandono del contratto e un boomerang economico-politico di dimensioni enormi: la Corte dei Conti non vorrebbe mai un esito del genere e sta cercando, assieme al Governo, di trovare una “quadra”. Ma al momento il 2020 che sta per aprirsi è tutt’altro che sereno in casa Autostrade