“Mi hanno usata come una cavia da laboratorio”: parole durissime quelle che Caster Semenya ha usato dopo la sentenza del Tas di Losanna, che ha reso note le motivazioni di una sentenza (a conferma della decisione della IAAF) secondo cui l’atleta del Sudafrica è “biologicamente un uomo”. La Semenya ha lanciato un’accusa contro la sua federazione: come si legge su Corriere.it, ha affermato di aver subito nel corso di almeno dieci anni tutta una serie di test per raggiungere livelli “femminili” di testosterone, cosa che ha portato ad avere ben poco rispetto per il suo corpo e anche qualche conseguenza spiacevole, visto che lei stessa ha parlato di nausee di lunga durata e spesso anche terribili. Non solo: secondo la Semenya la federazione sudafricana di atletica avrebbe anche utilizzato il suo nome per una campagna di informazione nei confronti dei giornalisti, così da diffondere false informazioni nei suoi confronti. Non sappiamo come andrà a finire questa vicenda, ma di sicuro si profila una battaglia non breve… (agg. di Claudio Franceschini)
CASTER SEMENYA E’ “BIOLOGICAMENTE UN UOMO”
La Iaaf ha risposto a Caster Semenya specificando come questa sia un maschio biologicamente anche se con i tratti d’identità di genere femminile. L’atleta aveva accusato la federazione mondiale di atletica di averla usata come una cavia di laboratorio per studiare la nuova faccenda legata al regolamento sugli atleti iperandrogenici. La Semenya aveva sottolineato di essere stata costretta a sottoporsi a test del sesso e a delle cure ormonali per gareggiare. Era arrivata addirittura a specificare che non avrebbe più permesso di usare il suo corpo. In carriera questa straordinaria atleta era riuscita due volte a conquistare la medaglia olimpionica degli 800 metri.
Atletica, Iaaf:”Semenya maschio biologico”, la tesi davanti al tribunale di arbitrato dello sport di Losanna
La nota pubblicata dalla Iaaf su Caster Semenya ha alzato un polverone. L’organo ha spiegato la tesi esposta davanti al Tribunale di arbitrato dello sport di Losanna dove ha sostenuto che la ragazza è biologicamente un maschio. L’atleta aveva perso la causa al Tas di Losanna, ma era riuscita un mese fa a vincere la battaglia al Tribunale Federale svizzero potendo tornare in pista senza doversi sottoporre a nessun tipo di terapia medica. In un documento di 163 pagine il Tas ha sospeso al momento la norma introdotta dalla Iaaf l’8 maggio scorso per gli atleti intersex. Sicuramente la questione farà discutere ancora molto con diversi esponenti dello sport internazionale pronti a intervenire per esprimere la loro opinione.