Per il ministro degli esteri e del Commonwealth (l’associazione che riunisce gli stati ex colonie britanniche) Lord Ahmad di Wimbledon, “secondo la convenzione internazionale sul genocidio, il Regno Unito non ha mai definito genocidio quello che sta accadendo in Nigeria, in quanto secondo tale convenzione non si può determinare unilateralmente se si è verificato un genocidio”. Tale decisione, ha aggiunto, spetta ai tribunali competenti. Le sue parole sono giunte come risposta all’appello della baronessa Cox membro del gruppo parlamentare che raggruppa esponenti di tutti i partiti per la libertà di religione e credo che lo scorso giugno ha pubblicato un rapporto che denuncia “il genocidio in corso in Nigeria”.
LE COLPE DEL GOVERNO INGLESE
L’atteggiamento del governo inglese la dice lunga perché in tante nazioni le stragi di innocenti avvengano senza interventi delle potenze occidentali. Il ministro si è limitato a affermazioni pro forma, ad esempio la condanna degli “episodi di violenza e chiediamo al governo nigeriano di fare di più per proteggere le vittime e ritenere i colpevoli a rendere conto”. Non è piaciuta la risposta del ministro, diversi parlamentari l’hanno contestata chiedendo un’azione più dura, accusando il governo di continuare “a minimizzare la portata delle sofferenze sopportate dai cristiani negli stati della cintura centrale della Nigeria”. Ad esempio, hanno detto, un rapporto del governo inglese lo scorso anno minimizzava le stragi compiute dalle tribù dei pastori Fulani ai danni delle comunità cristiane come “una conseguenza della crescita della popolazione” e “controversie su terra e acqua”. Si tratta invece, è stato contestato, “di una campagna di pulizia enti-religiosa” ha detto la baronessa Cox.