Gli attacchi informatici nei confronti delle aziende, sia pubbliche che private, sono aumentati a partire dall’inizio della guerra in Ucraina. Secondo i dati della Polizia postale, riportati dal Sole 24 Ore, il 34% di questi accessi illegali ai dati degli utenti e ad informazioni riservate, è stato compiuto con fini di spionaggio internazionale. Operazioni finanziate da gruppi di collettivi hacker, allo scopo di compiere azioni spionistiche, oltre che dimostrare una capacità di poter bloccare servizi pubblici e di influenzare l’opinione di massa, spingendo il pensiero verso precise posizioni politiche. L’accesso ai dati sensibili infatti permette di utilizzare gli stessi per portare avanti una strategia in proprio sostegno.
Come è stato dimostrato ampiamente dalle relazioni su questo tipo di operazioni compiute sistematicamente dalla Russia durante il conflitto per destabilizzare la posizione della Nato, allontanare l’Ue dagli Usa e per manipolare le notizie. Una massiccia impennata dei cyber attacchi che spesso sono a sfondo sovversivo e compiuti da organizzazioni che agiscono creando fake news per screditare i politici. UN fenomeno sempre più evidente soprattutto sui social.
Attacchi informatici, hackers sfruttano punti deboli delle connessioni per lavoro da remoto
La Polizia postale ha analizzato gli attacchi informatici avvenuti dall’inizio del conflitto russo-ucraino ad oggi, esponendo i dati che confermano le ipotesi che una gran parte delle infiltrazioni sia avvenuta con fini di spionaggio e per manipolare le informazioni in merito alla posizione della Nato e dell’Ue nei confronti della guerra. Anche nelle ultime relazioni pubblicate dai servizi di sicurezza web viene sottolineato come: “La Russia, dal 2022, è impegnata in una campagna ibrida contro l’Occidente e a supporto dell’offensiva militare contro l’Ucraina”.
Oltre alle infiltrazioni per accedere ai dati sensibili e per pubblicare false notizie in merito alle posizioni politiche, a preoccupare la Nato sarebbe anche la capacità di queste organizzazioni criminali di poter interferire con i sistemi di geolocalizzazione. Ad essere messi sotto accusa, perchè particolarmente vulnerabili a tali tentativi di accesso, sono stati soprattutto i sistemi di connessione remota utilizzati dalle aziende per permettere ai loro dipendenti di lavorare in in telelavoro. I problemi individuati infatti, hanno permesso negli anni numerose intrusioni negli archivi aziendali, e il furto di informazioni riservate sia di piccole e medie imprese che di organizzazioni pubbliche.