VIOLENZE E ATTACCHI CONTRO I CRISTIANI A GERUSALEMME
Risse, insulti, profanazioni e attacchi: dall’inizio dell’anno, i quartieri di cristiani e armeni a Gerusalemme sono stati teatro di aggressioni da parte di ebrei radicali ed estremisti. La comunità cristiana, già molto fragile in una zona tra le più complesse a livello internazionale, è alquanto preoccupata come da mesi ormai denuncia il Patriarca di Gerusalemme Mons. Pierbattista Pizzaballa. Da quell’episodio sgradevole del colone israeliano che ha vandalizzato una statua di Gesù nella chiesa della Flagellazione, gli episodi si sono moltiplicati: «Questa è la chiesa che commemora la sofferenza di Gesù, e proprio qui farlo è una cosa molto brutta», disse alla stampa italiana padre Eugenio Alliata, responsabile delle collezioni archeologiche del Terra Sancta Museum.
Le scritte “morte agli armeni” e “morte ai cristiani” sono poi stati scritti in ebraico sui muri del convento armeno di San Giacomo: «Negli ultimi due mesi, dall’inizio del nuovo governo, attacchi come questo stanno diventando molto comuni», ha spiegato alla stampa vaticana Miran Krikorian, proprietario di un ristorante nella Città Vecchia. «C’è una concomitanza di eventi, che coincide con l’arrivo di un nuovo governo, di cui alcuni membri sono senza fede né diritto, che coglie l’occasione per rilanciare un certo numero di dossier, tra cui la questione della presenza di religioni diverse dall’ebraismo in Israele», spiega una fonte diplomatica a “Le Figaro”, «Non dobbiamo dimenticare che per alcuni membri di questo governo la presenza di altre religioni in terra d’Israele è illegittima». I Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme la scorsa settimana hanno sottolineato poi come questa recente intensificazione di violenza «sia avvenuta in un momento particolare, durante e dopo la conclusione di un raro incontro tra i leader israeliani e palestinesi ad Aqaba, in Giordania, in cui Israele ha promesso di fermare l’espansione degli insediamenti nelle aree palestinesi e di arrestare, insieme ai palestinesi, la violenza crescente e insensata». Vista l’escalation degli ultimi giorni, è allora «sempre più necessaria non solo un’immediata attenuazione delle tensioni a parole e nei fatti, ma anche la ricerca di una soluzione più duratura al conflitto israelo-palestinese in conformità con le risoluzioni e le leggi internazionali», concludono i leader cristiani in Medio Oriente
MONS. PIZZABALLA, PATRIARCA GERUSALEMME: “ATTACCHI DA ESTREMISTI, VA SEMPRE PEGGIO”
Raggiunto oggi da “La Stampa”, il Patriarca latino di Gerusalemme Mons. Pizzaballa spiega da vicino le problematiche sempre più preoccupanti per la situazione dei cristiani in Terra Santa: «la speranza non va mai perduta, ma la situazione sta rapidamente peggiorando», spiega il prelato, aggiungendo che negli ultimi tempi in particolare «noi cristiani siamo diventati recentemente oggetto degli attacchi degli estremisti della destra religiosa israeliana». Pizzaballa racconta delle vandalizzazioni nelle Chiese e contro il Crocifisso, proprio nei luoghi sacri della cristianità: «la situazione è peggiorata recentemente», sottolinea ancora il Patriarca, accusando il Governo appena insediato di Netanyahu come non particolarmente “affine” alla presenza dei cristiani.
«Si sta spostando sempre più a destra, ma è una destra religiosa, che considera i non ebrei come una realtà non necessaria»: Mons. Pizzaballa è molto netto nel commentare la mancanza di dialogo con le nuove istituzioni, «non sono interessati a parlare con noi, parliamo con funzionari di terza fascia ma i vertici non ci incontrano». Probabilmente, rileva il Patriarca, il dialogo con i cristiani «non è apprezzato dagli elettori dei partiti religiosi». Il tema purtroppo è chiaro: il criterio dell’identità religiosa si radicalizza sempre più e in Medio Oriente la situazione sta rapidamente facendo scattare l’allarme. Il Vaticano è in costante dialogo con Gerusalemme per cercare di migliorare le condizioni di compresenza tra ebrei, musulmani e cristiani, anche se Pizzaballa a “La Stampa” ammette «potrebbe essere più assertivo anche se mi rendo conto che in questo momento le priorità sono quelle della guerra in Ucraina». L’appello del Patriarca di Gerusalemme va dunque al Papa e a tutta la comunità internazionale: «non ci sono le condizioni per un dialogo», vi è una «sfiducia totale»; parlare oggi non ha senso bisogna, ma allora in primo luogo «serve prima creare gesti che riportino fiducia e leadership non screditate e con visione».