Un attacco a tre basi UNIFIL (Forza di interposizione in Libano delle Nazioni Unite), due delle quali italiane. L’azione di Israele suona come un avvertimento ai soldati delle Nazioni Unite, ai quali era stato chiesto di spostarsi di qualche chilometro perché l’IDF voleva entrare in territorio libanese, e ha scatenato le proteste del governo italiano che, per bocca del ministro della Difesa Guido Crosetto, ha definito l’attacco un crimine di guerra.



UNIFIL ha detto che non se ne andrà e Israele, spiega Vincenzo Giallongo, generale dei carabinieri in congedo con all’attivo missioni in Iraq, Albania, Kuwait e Kosovo, con tutta probabilità troverà un altro modo per entrare in Libano. Tel Aviv in quest’ultimo anno non aveva fatto mistero della sua avversione per le strutture ONU attive nella regione, ma ora se la prende con reparti militari. Un incidente grave che dimostra come ormai Israele, facendosi forte dell’appoggio USA, non si curi affatto delle regole del diritto internazionale.



il Ministro Crosetto dice che l’azione dell’IDF nei confronti dell’UNIFIL e in particolare di postazioni italiane non è stata un errore ed è una gravissima violazione del diritto internazionale. Cosa è successo veramente?

È una di quelle occasioni in cui fai finta che si tratti di un errore per dare un segnale: Israele vuole che noi ce ne andiamo. Un modo per dire: “Vedi cosa può succedere se non andate via”. Poi Crosetto ha convocato l’ambasciatore israeliano, ma al di là dei formalismi non vedo cosa possa succedere.

Gli israeliani già ieri avevano chiesto alle forze dell’UNIFIL di spostarsi di 5 chilometri, ufficialmente per evitare che le truppe dell’ONU possano essere ferite durante le incursioni dell’IDF in Libano. Una richiesta perlomeno insolita?



L’UNIFIL non si vuole spostare e non si sposterà. Israele farà quello che dovrà fare a rischio e pericolo delle forze ONU, questo è il vero problema. È un segnale per far capire quello che potrebbe succedere. O il destinatario dell’avvertimento se ne va e si inventa qualcosa per giustificare l’iniziativa, dicendo che è troppo pericoloso, che si tratta di una missione di pace, che per rimanere dovrebbero essere cambiate le regole di ingaggio, eccetera, oppure i militari rimarranno lì a loro rischio e pericolo.

Spostandosi, però, l’ONU rinuncerebbe definitivamente all’attuazione della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza, che prevede una zona smilitarizzata al confine Libano-Israele.

È un bluff che si può andare a vedere. Se non potrà entrare da quella parte, Israele aggirerà la zona e passerà ugualmente, non è certo l’UNIFIL che può impedire alle forze armate israeliane di procedere. Vogliono campo libero, ma se non ce l’hanno realizzeranno lo stesso i loro piani.

UNIFIL è un avversario? 

No, Israele spera che UNIFIL si tolga dai piedi autonomamente, altrimenti studierà un’altra soluzione.

Israele però nell’ultimo anno ha osteggiato in tutti i modi le strutture dell’ONU, prendendosela in particolare con l’UNWRA, la struttura per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi. Questo attacco all’UNIFIL potrebbe essere un’estensione di questo atteggiamento?

Qui si tratta di reparti militari, mentre Israele ha sempre osteggiato organismi ONU civili, accusandoli di usare gli aiuti umanitari per svolgere attività di spionaggio. Ma bisogna distinguere il settore militare dalle operazioni civili di soccorso alle popolazioni. Qui ci sono reparti militari che danno fastidio alle loro operazioni: hanno chiesto che se ne andassero e, quando hanno visto che non si sarebbero mossi hanno creato una occasione per convincerli. Se dovesse succedere un incidente non voluto potranno dire: “Noi ve lo avevamo detto”.

Cosa pensa della risposta dell’ONU?

È una risposta che capisco, l’ONU non poteva rispondere altrimenti.

“Per ora restiamo, ma si mette male”. Questa la dichiarazione riportata dal Washington Post, citando fonti ONU. La situazione diventa sempre più rischiosa?

Chi sta in quell’area ha delle regole di ingaggio ben precise. Le forze UNIFIL possono rispondere al fuoco se è direttamente contro di loro, se si tratta di un incidente no. Se i militari UNIFIL vedono che gli israeliani sparano loro addosso, allora possono rispondere. Ma non possono sparare per primi. Nessuno può pensare che si vada allo scontro tra ONU e Israele. L’IDF dirà che è stato un errore, anche se non lo è. Si è trattato di un tentativo di forzare l’allontanamento di UNIFIL, che non se ne andrà, almeno non subito.

I soldati ONU potrebbero andarsene in seguito?

Credo che Israele farà quello che vuole fare, poi fra qualche giorno l’UNIFIL, dopo aver salvato la faccia in questo frangente, potrà dire che non ci sono più le condizioni per rimanere. Oppure penseranno di dare nuove regole di ingaggio ai reparti. Le regole di ingaggio sono fondamentali, non si può andare oltre. Quelle che ci sono ora consentono ai nostri soldati di fare poco.

Alla fine, quindi, qual è lo scenario che ci si prospetta?

L’UNIFIL resterà, gli israeliani perderanno un paio di giorni perché dovranno rivedere il punto di ingresso in Libano, trovando un’alternativa a quello individuato in precedenza. Una volta fatto questo, l’UNIFIL, salvata la faccia, potrebbe decidere di andare via. Rimane il rischio che nel frattempo ci possa essere un incidente.

L’UNIFIL intanto ha reso noto di aver denunciato per tre volte l’uso di armi al fosforo bianco da parte di Israele. Un altro elemento che dimostra come l’IDF non si curi molto delle regole del diritto internazionale?

Assolutamente sì. Ormai ha questa posizione contro l’ONU, forse in parte giustificata ma comunque eccessiva, e ha deciso che non le interessano le regole che possono ostacolare la sua azione. Tanto Israele sa che avrà sempre al suo fianco gli USA: per questo si permette degli eccessi come questi.

(Paolo Rossetti)

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