Abbiamo commentato i fatti di Nizza con Stefano Piazza. Giornalista svizzero esperto di sicurezza e fondamentalismo. Cosa sta succedendo in Francia? Chi c’è dietro gli attacchi? E com’è possibile che i terroristi sfuggano alle intelligence dei Paesi in cui transitano? Impossibile controllare le centinaia di persone che arrivano clandestinamente in Europa, impossibile anche tracciare ciò che avviene su Telegram e sugli altri social che queste persone utilizzano per organizzare l’azione terroristica, commenta l’esperto. Su questo Piazza non ha dubbi, non esistono lupi solitari: c’è un’organizzazione e una pianificazione precisa degli attacchi. Che in questo momento configurano una vera e propria dichiarazione di guerra alla Francia da parte dei Fratelli musulmani. Non certo impedita, e anzi favorita, dalla pandemia in corso. Piazza ha da poco pubblicato il libro I semi del male. Da Al Qaeda a Isis la stirpe del terrorismo (Paesi Edizioni), scritto a quattro mani con Luciano Tirinnanzi.



Cosa sta succedendo in Francia?

I Fratelli musulmani hanno dichiarato guerra alla Francia e al suo presidente. Emmanuel Macron, dopo trent’anni di silenzio, ha deciso di affrontare, prendendolo di petto, l’islam cosiddetto radicale. Il problema è che l’islam radicale o islam estremo che fa riferimento alla dottrina wahabita-salafita di Ibn Taymiyyah, pensatore siriano, o di ‘Abd al-Wahhāb, pensatore Saudita, è un’emanazione della Fratellanza Musulmana.



Perché gli attacchi proprio adesso?

La Fratellanza musulmana, messa alle strette, teme che vengano chiuse le sue strutture (alcune sono state già chiuse) e ha lanciato l’offensiva. L’offensiva è stata e viene lanciata attraverso imam, attivisti, personalità, utenti che da giorni sono accampati sui social network incitando la gente a ribellarsi e incitando i loro colleghi a colpire.

E attraverso i social network non si può in qualche modo prevedere e prevenire questi attacchi?

Su canali come Telegram sono centinaia di migliaia gli utenti e centinaia i canali in cui queste persone si incitano e scrivono. Partono dall’Indonesia, passano per il Bangladesh, arrivano fino all’Europa, chiudono, riaprono. Per i servizi segreti e la polizia è complicatissimo.



Qual è stata la miccia?

Tutti i segnali che stanno arrivando dalla Francia dicono che Al Qaida è mobilitata da settimane. Al Qaida ha lanciato una fatwa contro la Francia e contro Macron per la famosa questione delle vignette di Charlie Hebdo.

E poi?

Dopo che è stato decapitato il povero Samuel Paty, Macron ha finalmente deciso, dopo un anno di attesa e a un anno e mezzo dalle elezioni, di affrontare il problema del separatismo islamico in Francia. Ha fatto un lungo discorso e quelli della Fratellanza musulmana hanno sentito la terra tremare sotto i piedi, quindi hanno deciso di rompere gli indugi e dare il via libera ad attacchi di ogni tipo. Oggi ce ne sono stati tre: Nizza, Avignone e Lione, dove hanno fermato un uomo che stava entrando nella metropolitana.

Perché proprio Nizza ha abbassato la guardia?

In Francia ci sono 21mila persone ritenute pericolose e messe all’albo, come si fa a controllarle tutte? E poi le scuole francesi sono luoghi in cui la radicalizzazione è diventata un fenomeno quotidiano. Il 40% dei 750mila docenti della scuola francese il giorno successivo alle celebrazioni dell’anniversario del Bataclan scrissero in un apposito formulario elettronico del ministero che nelle loro classi non era stato possibile fare il momento di raccoglimento per l’opposizione degli allievi musulmani.

C’è una geo-radicalizzazione del fenomeno?

Trent’anni d’immigrazione incontrollata, di banlieues, di abbandono del territorio da parte dello Stato hanno portato a questo. Il fenomeno dell’estremismo islamico in Francia è diffuso in tutto l’Esagono, poi ci sono luoghi come il sud della Francia (Marsiglia, Nizza) le cui città portuali hanno una consistente immigrazione dal Nordafrica. Parliamo di città che in certi quartieri hanno l’80% di popolazione di origini magrebine e nordafricane. È stato fatto in modo che potessero autodeterminarsi, che potessero decidere che la loro religione era più importante dello Stato.

Perché Brahin Aoussaoui, l’attentatore di Nizza, è sfuggito alla nostra intelligence?

Era sbarcato probabilmente a Lampedusa, sappiamo che era a Bari il 9 ottobre. Probabilmente ha fatto il periodo di quarantena e l’hanno mandato in un centro migranti, dove non poteva restare perché nel terminale del ministero dell’Interno risultava immigrato illegalmente, così hanno deciso per l’espulsione.

E l’espulsione è un fatto formale?

Gli hanno detto: entro tre giorni devi lasciare l’Italia. Solo se sei un pericoloso terrorista vieni messo su un aereo e rimandato a casa. Gli altri o restano o se ne vanno attraverso le frontiere, che non sono più presidiate, magari passano da Ventimiglia e da lì arrivano a Nizza. Probabilmente è sfuggito ai radar perché era dissimulato, non aveva dato segnali di radicalizzazione.

Non vengono fatti dei controlli sugli espulsi?

Se consideriamo che centinaia di persone di continuo entrano illegalmente in Italia e centinaia di persone vengono allontanate, è impossibile controllarle tutte. Per controllare una persona 24 ore su 24 ci vogliono dieci agenti di polizia, è letteralmente impossibile.

Perché non attaccano in Italia?

A loro non interessa commettere attentati in Italia. Primo, perché i servizi segreti italiani sono molto bravi a controllare questo fenomeno, e poi l’Italia per loro è una terra di passaggio, vanno in Nord Europa dove hanno condizioni migliori. In Svezia per esempio gli danno tutto: soldi, vestiti, assicurazione, corsi di lingua. l’Italia non ha le strutture, le capacità, i soldi per ospitare.

E lì si integrano bene?

No, perché come dice Erdogan integrarsi è un crimine. Nomino Erdogan non a caso, perché fa parte di questa nostra storia.

Come?

Erdogan sta cercando di diventare la persona più importante dell’islam. Loro non hanno un capo, un “papa” per così dire, hanno una serie di personalità, chierici, imam. Lui, che è un Fratello musulmano (tant’è vero che saluta sempre col simbolo delle quattro dita, che è il saluto tipico dei Fratelli musulmani), ha deciso, attraverso la battaglia che sta facendo contro Macron e contro Charlie Hebdo, di prendersi lo spazio dell’islam sunnita.

A chi toccherà dopo la Francia?

La sua battaglia è contro l’occidente e la Francia è il suo primo obiettivo. Poi arriverà la Germania, perché il progetto neo-califfale di Erdogan passa attraverso questa cosa: distruggere tutto quello che può.

A questo punto chiederle se questi attentatori sono lupi solitari non ha più senso.

Ci sono alcuni che parlano di lupi solitari, pazzi, gente nervosa, delusa. Io credo che i lupi solitari non esistano, quando si fanno le indagini si scopre che ci sono sempre dei facilitatori, gente che vive accanto a loro, che li aiuta, li sponsorizza, gli compra le armi, li nasconde. Siamo di fronte a un fenomeno, quello del terrorismo di matrice islamico-salafita, in cui è tutto collegato. Queste persone se non si conoscono hanno comunque uno scopo comune, frequentano luoghi dove la narrazione è sempre la stessa, da Berlino Moabit a Parigi a Lione e Avignone.

Ovvero?

L’odio contro l’occidente cristiano-giudaico. E oggi questo odio la Fratellanza musulmana ha deciso che deve diventare azione.

La pandemia non c’entra niente con tutto questo?

La pandemia è uno dei più grandi alleati del terrorismo, il sistema mediatico internazionale si nutre di news e oggi si parla solo dei contagi. Questo periodo è stato sfruttato dai terroristi per lavorare sottotraccia. Un esempio banale: in Siraq, cioè in Siria e in Iraq, l’Isis sta riprendendo forza da mesi grazie alla pandemia. E ho detto tutto. Il terrorismo approfitta sempre della nostra distrazione: quando noi ci distraiamo, loro fanno un passo avanti.