L’attacco a Kursk ha fatto saltare un negoziato tra russi e ucraini per una tregua relativa agli attacchi alle infrastrutture energetiche. Lo rivela il Washington Post. L’incursione in Russia, però, dice Marco Bertolini, generale già comandante del COI e della Brigata Folgore in diversi teatri operativi, dall’Afghanistan al Kosovo, potrebbe anche essere stata pensata proprio per guadagnare territori e non sedersi a mani vuote al tavolo delle trattative.
Ma c’è un altro scenario più inquietante: Kiev potrebbe volere la centrale nucleare di Kurchatov per minacciare un disastro nucleare. Un argomento da usare con i russi, ma anche con gli occidentali, convincendoli a un ulteriore sostegno per evitare un disastro che riguarderebbe tutto il continente.
I rischi che si corrono per la guerra, d’altra parte, sono sempre più gravi, soprattutto se si saldasse con quella del Medio Oriente: forse per questo dietro il mancato attacco dell’Iran a Israele ci sono, almeno in parte, proprio i russi, che non hanno interesse a vedere un loro alleato coinvolto in un’escalation. In quel caso, dovrebbero impiegare altre risorse per sostenerlo.
Il Washington Post ha rivelato che prima dell’attacco in Russia dovevano partire trattative a Doha tra ucraini e russi per una tregua relativa alle infrastrutture energetiche. Un negoziato che ora è stato accantonato. Zelensky fa finta di volersi sedere al tavolo con Putin?
Zelensky aveva anche detto pubblicamente che voleva i russi alle prossime conferenze di pace. Quello che è successo a Kursk potrebbe addirittura confermare la volontà di arrivare a un negoziato. Fino a due settimane fa, però, ci sarebbe arrivato senza niente in mano. Ma l’attacco in Russia potrebbe indicare anche che il presidente ucraino mentiva per nascondere le sue vere intenzioni, che tuttavia non possono essere di occupare qualche km quadrato di territorio russo, ma di perseguire obiettivi significativi.
Quali sono questi obiettivi?
Uno è Sudzha, dove passa il gasdotto che porta il gas russo in Europa, l’altro è la centrale nucleare di Kurchatov: se ci fosse un incidente nucleare vicino a Kursk, provocherebbe un disastro immane. Anche se non lo vogliono provocare, il fatto di minacciare un’azione contro la centrale (come è stato anche per quella di Zaporizhzhya) è un’arma di pressione non indifferente. Basta la parola “nucleare” per gettare nel panico le opinioni pubbliche occidentali. Un incidente del genere potrebbe portare a rompere gli indugi sull’intervento in guerra anche da parte dell’Occidente, stanco di questo conflitto.
L’azione a Kursk è quindi un messaggio anche agli europei e all’Occidente?
È come dire: “Se non mi date una mano, se non mi supportate, muoia Sansone con tutti i Filistei”. Penso che il risultato più importante conseguito dagli ucraini sia di controllare un pezzo di territorio russo, provocando un’umiliazione a Mosca e sperando di creare problemi politici a Putin. Dimostrando, infine, alla NATO che i russi si possono battere: basta avere le armi e poterle utilizzare per attaccarli in casa loro. Il fatto di controllare 600 km quadrati non mette a rischio gli esiti della guerra: i russi continuano ad avanzare in Ucraina e Kiev ha tolto elementi da brigate importanti per impegnarli nella regione di Kursk. Insomma, il tentativo di Zelensky potrebbe essere coerente con una volontà di trattativa o essere un tentativo che mira alla centrale di Kurchatov, con la quale puntare una pistola alla tempia della Russia.
Non è che gli ucraini pensano che ormai il Donbass è perso ed è meglio cercare di ottenere qualche risultato su un altro fronte?
Sì, è così. C’è sempre il tentativo di tagliare i ponti fra Donbass, Crimea e Russia, ma nel Donbass Kiev non riesce a contrastare i russi, avanzati in un territorio fortemente urbanizzato. Con un intervento in Russia, invece, si può convincere qualche occidentale più bellicista di altri a un sostegno diretto.
La Bielorussia dice che 120mila ucraini sono vicini al confine, altri soldati sono in Russia: ma l’esercito ucraino non aveva problemi di risorse umane?
In parte le hanno prese dal Donbass. Oppure stanno sguarnendo altre parti del fronte per ottenere obiettivi come Kurchatov. La zona dove si combatte in Russia è boschiva, in campo aperto, si presta a un’avanzata. Per i russi è difficile capire dove concentrare le forze perché gli ucraini usano unità mobili. La contesa andrà avanti a lungo, almeno fino a quando i russi non raggiungeranno i loro obiettivi nel Donbass. Di certo le forze di Mosca si sono lasciate prendere di sorpresa. I russi, comunque, dicono che tra le forze impegnate nella zona di Kursk ci siano molti polacchi e francesi: non credo siano una quantità esorbitante, ma magari servono per utilizzare i mezzi più sofisticati.
L’apertura addirittura di scenari nucleari, prospettati in passato anche dai russi, rischia di materializzare lo spettro di una guerra globale. Saldata con il conflitto in Medio Oriente, diventerebbe ancora più pericolosa. È fantageopolitica o un’ipotesi da valutare?
Un’eventuale guerra allargata in Medio Oriente coinvolgerebbe la Russia, almeno perché riguarderebbe un suo alleato, l’Iran. Non dimentichiamoci, poi, che Mosca è presente anche in Siria.
I russi in Ucraina usano materiale bellico fornito dall’Iran. Il legame è molto concreto.
Di fatto, Teheran è alleata di Mosca e, se fosse coinvolta in un’escalation con Israele, la Russia sarebbe interessata, dovrebbe prendere posizione. Non per niente i russi sono sempre stati molto prudenti sulle questioni mediorientali, un po’ perché gran parte della popolazione israeliana è di origine russa, ma anche perché alleati importanti come l’Iran hanno un ruolo da protagonisti nell’area.
È anche per questo che gli iraniani non rispondono all’uccisione di Haniyeh a Teheran?
Credo di sì. Sono state esercitate delle pressioni da parte degli USA, ma anche dei russi.
La trattativa di Doha e quella più ampia per un’eventuale pace ce le scordiamo per ora?
Una trattativa tout court per dire “finiamola lì” non è possibile: i russi non possono accettare di perdere una parte di territorio. Ma un negoziato per limitare l’attacco alle infrastrutture energetiche potrebbe avere la sua forza. Gli ucraini sono nelle condizioni di dire ai russi di smetterla, perché altrimenti pure loro potrebbero far male: a Zaporizhzhya, ci sono movimenti di truppe che potrebbero far pensare a un tentativo ucraino di riconquistare la centrale nucleare.
(Paolo Rossetti)
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