Dopo gli attacchi “velenosi” degli Stati Uniti all’Iran, reputati responsabili dell’attacco alle raffinerie dell’Arabia Saudita, la pronta risposta da Rohani che non usa i toni dei pasdaran ma comunque “picchia duro” su Trump e l’intera Casa Bianca: «Invece di accusare gli altri Paesi, gli Stati Uniti prendano atto che i problemi di questa regione derivano dalla loro presenza nell’area», sottolinea il Premier iraniano rispondendo alle accuse degli Usa per gli attacchi di Riad. «Ad esempio in Siria», conclude Rohani, «supportando l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi e fornendo loro armi e informazioni»; il monito americano era stato lanciato da Pompeo qualche ora prima, «se l’Iran attacca Riad, reagiremo». Venti di guerra preoccupanti su tutto il Golfo, con Rohani che continua a respingere le accuse di coinvolgimento per l’attacco con i droni e anzi rilancia sulla necessità di proclamare una tregua nello Yemen. (agg. di Niccolò Magnani)



PASDARAN IRAN “PRONTI A GUERRA CON USA”

Riad annuncia che la produzione delle due più importanti e gigantesche raffinerie dell’Arabia Saudita è stata dimezzata dall’attacco con droni dei ribelli yemeniti (vicino all’Iran, ndr) delle scorse ore: per questo motivo il governo di Bin Salman ha spiegato come la compensazione del taglio della produzione petrolifera dovrà far scattare l’uso delle riserve di petrolio. Il taglio è di 5,7 milioni di barili al giorno spiega l’Ansa, circa metà della produzione saudita: per questo sempre Riad ha fatto saltare il 5% delle forniture mondiali di greggio con la possibilità concreta – rilevano gli analisi di mercato – che il prezzo del petrolio posa superare i 100 dollari a barile se il Governo saudita non riuscirà a ristabilire in breve la piena funzionalità delle raffinerie di petrolio Aramco. Nel frattempo la guerra “commerciale” rischia di divenire qualcosa di più dopo il commento dei pasdaran dell’Iran nei confronti del Presidente Trump (in probabile vigilia di un possibile vertice con Hassan Rohani, ndr) «le accuse degli Usa non hanno senso e sono solo un pretesto per giustificare una rappresaglia contro la repubblica islamica». Per questo motivo, conclude Amir Ali Hajizadeh, comandante delle forze aerospaziali dei Guardiani della rivoluzione islamica, «l’Iran è pronta ad una vera e propria guerra». (agg. di Niccolò Magnani)



GUERRA IRAN-ARABIA SAUDITA

E’ di nuovo alta tensione fra gli Stati Uniti e l’Iran, dopo gli attacchi con i droni avvenuti nelle scorse ore presso due importanti raffinerie dell’Arabia Saudita, fra cui l’impianto petrolifero più grande al mondo. Nonostante l’azione sia stata rivendicata dai ribelli yemeniti vicini alla repubblica islamica, a Washington sono convinti che dietro queste azioni criminali vi sta Teheran. A rendere pubblici i sospetti è stato il segretario di stato americano, Mike Pompeo, che uscendo allo scoperto ha ammesso: “non c’è alcuna prova che gli attacchi siano arrivati dallo Yemen”. Nel contempo il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha chiamato via telefono il principe ereditario saudita Mohammad bin Salman “per offrire il suo sostegno all’autodifesa dell’Arabia Saudita e condannare fortemente l’attacco a importanti infrastrutture energetiche”, come comunica la Casa Bianca.



ATTACCO CON DRONI A RAFFINERIE SAUDITE: USA VS IRAN

Accuse rimandate al mittente quelle oltre oceano, con l’Iran che ha replicato: “Tali accuse e osservazioni sterili e indiscriminate – le parole di Abbas Mousavi, portavoce del ministero degli Esteri iraniano – sono incomprensibili e insensate. Un pretesto per giustificare azioni future contro l’Iran”. Riad è stata costretta a interrompere momentaneamente la produzione di greggio, bloccatasi di circa la metà, e gli Usa si dicono pronti ad utilizzare le proprie riserve petrolifere: “pronti a impiegare le riserve petrolifere strategiche – fanno sapere sempre da Washington – se necessario, per compensare qualsiasi interruzione dei mercati petroliferi”. Secondo le stime, la perdita di petrolio sarebbe pari a circa 5 milioni di barili al giorno, anche se il vero rischio non è economico bensì politico, visti i rapporti tutt’altro che buoni fra Stati Uniti e Iran. “Azioni violente contro aree civili e infrastrutture vitali per l’economia globale aggravano solo il conflitto e la sfiducia”, sono le parole del presidente saudita Bin Salman, che ha poi aggiunto che Riad “vuole ed è in grado di far fronte a questa aggressione terroristica”.