Si avvicina la data del 9 maggio. Secondo alcuni analisti potrebbe essere il giorno in cui Putin ordinerà la mobilitazione generale per lanciare l’offensiva finale e definitiva sull’Ucraina. Alcune testimonianze da Mariupol dicono intanto che le strade principali della città ormai in mano russa stanno venendo sgombrate dai detriti dei combattimenti e questo fa pensare che, in modo sinistro, si possa tenere anche qui una parata del 9 maggio, quella che a Mosca celebra in grande la vittoria della Russia sulla Germania nazista. Si spiegherebbe perché i russi nei giorni scorsi abbiano fatto evacuare dall’acciaieria Azovstal quasi tutti i civili e perché nelle ultime ore abbiano lanciato i propri soldati all’attacco entrando nei locali dove si trovano le ultime unità del battaglione Azov: “Sarebbe un evento storico per Putin, non solo aver raggiunto uno dei suoi obbiettivi primari, Mariupol, ma farvi sfilare i superstiti del battaglione considerato nazista con una coincidenza di significato con la parata che si effettua tutti gli anni quel giorno” ha detto il generale Giuseppe Morabitodiverse missioni all’estero, membro fondatore dell’Igsda e del Collegio dei direttori della Nato Defense College Foundation.



È cominciato l’attacco finale all’acciaieria Azovstal, soldati russi stanno entrando nella struttura e secondo il sindaco di Mariupol sono stati persi i contatti con gli ultimi difensori. È l’ultimo atto?

Sembrerebbe di sì. Fare uscire dall’acciaieria, sconfitti, i miliziani del Battaglione Azov conquistando l’area, assume un significato particolare per i russi se teniamo conto che la battaglia voluta da Putin per “denazificare”, come ha detto lui, l’Ucraina partiva proprio da Mariupol, dove aveva sede il centro di comando del Battaglione Azov. Se si dimostra all’opinione pubblica russa che uno degli obiettivi principali è stato raggiunto, l’effetto morale sarà importante.



E coinciderebbe con la giornata del 9 maggio, quella che celebra la vittoria sui nazisti tedeschi.

Già, considerando che durante la Seconda guerra mondiale i russi fecero sfilare i prigionieri tedeschi nella Piazza Rossa, Putin potrebbe voler ricostruire una sceneggiata del genere. È un’impronta propagandistica tipica del regime sovietico forse ora ereditata da Putin.

Sul fronte del Donbass invece sembra che le cose procedano a rilento. Cosa sta succedendo?

Procedono, ma lentamente, da parte russa. Hanno il problema di non sacrificare troppi soldati dopo le pesanti perdite della prima fase della guerra. Inoltre hanno fatto una cosa strategicamente intelligente, hanno bombardato le principali stazioni ucraine, dove stavano arrivando i treni con le armi e gli aiuti forniti dall’Occidente.



Non potevano bombardare prima distruggendo così le linee ferroviarie?

No. Hanno aspettato che ci fossero i treni carichi di armi sui binari. Bombardare con le linee ingolfate ottiene il doppio effetto di mettere in crisi tutto il sistema di trasporto e di rifornimento.

Infatti, l’arcivescovo di Kiev ha detto che nelle ultime ore sono stati lanciati 20 missili da crociera in otto diverse regioni, un bombardamento più pesante di quello fatto per anni in Siria.

Hanno mirato agli snodi ferroviari colpendo i “gangli” logistici vitali. Senza il rifornimento di munizioni e armi moderne l’Ucraina non va, purtroppo, molto lontana.

Zelensky da parte sua dice però che l’Ucraina entra nella seconda fase, respingere l’esercito russo oltre il confine del 24 febbraio, ma ammette che non sarà facile farlo, escludendo del tutto la Crimea. Significa che l’esercito ucraino è in difficoltà?

L’esercito ucraino potrebbe, ragionevolmente, iniziare a essere stanco. Anche se motivatissimo combatte da oltre due mesi e molti degli effettivi non hanno avuto la sostituzione dalla prima linea perché in prima linea sono stati presumibilmente impegnati tutti i soldati disponibili. I russi impegnati da febbraio sono tornati indietro, è stato riorganizzato il sistema logistico, sono state mandate nuove truppe al combattimento, gli ucraini no.

Normalmente in guerra ogni quanto è prevista la sostituzione dei soldati in prima linea?

Dipende dall’intensità delle operazioni sul campo di battaglia, succede di norma quando le perdite superano una certa percentuale. Non sappiamo che limite di logoramento si sono imposti gli ucraini, è probabile che nella loro strategia ci sia l’idea di combattere fino all’ultimo uomo. Gli ucraini, che hanno avuto anche loro forti perdite, hanno poi il problema che ogni caduto o gravemente ferito significa la perdita di un soldato esperto nel combattimento e non è facile per loro sostituirlo con un  altro che ha lo stesso tipo di esperienza. Dichiarare un obiettivo, come ha fatto Zelensky, non significa riuscire a coglierlo.

Si può fare una previsione di quanto a lungo ancora continueranno i combattimenti?

No, è impossibile, non sappiamo quanta forza militare vuole impegnare Putin sul territorio.

E quanto può resistere l’esercito ucraino?

Dipende da quante armi riusciranno a ricevere e quante unità convenzionali la Russia potrà inserire nel teatro di combattimento. Se Putin ordina la mobilitazione generale, come riportato da alcune fonti, è un conto, ma se decide di tenere in riserva le sue élite si ha un risultato diverso. La guerra finirà, purtroppo, quando i russi avranno raggiunto gli obiettivi indicati all’atto dell’aggressione e a quel punto potrebbero accettare di trattare, da una posizione di vantaggio strategico, per ottenere quello che si erano prefissi. È una visione che non appare favorevole ma il potenziale rapporto di forze indica questo, a meno che non si tenga conto di un decadimento deciso delle motivazioni delle truppe russe.

(Paolo Vites)

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