“La Cina è andata oltre i limiti”. L’Australia si schiera al fianco degli Stati Uniti dopo che alcuni hacker giorni fa hanno violato il sistema di posta elettronica Exchange di Microsoft. “Pappagalli”, la risposta di Pechino. Rachel Noble, il direttore generale dell’Australian Signals Directorate, ha affermato che “la Cina è come se avesse aperto le porte di migliaia di case e le ha lasciate socchiuse affinché i criminali potessero entrare”. Nobel ha detto che le azioni del governo cinese hanno “oltrepassato il limite “, spingendo il governo australiano a unirsi agli Stati Uniti e ad altri paesi per schierarsi pubblicamente contro Pechino.



“Queste azioni sconsiderate non dovrebbero essere tollerate”, ha aggiunto il segretario agli Interni, Michael Pezzullo. Il governo ha spiegato come l’attacco a Microsoft abbia colpito migliaia di computer e reti in tutto il mondo, inclusa l’Australia. “Per descriverlo in un linguaggio semplice potremmo dire che le case e gli edifici avessero serrature difettose sulle porte – ha detto Noble. Quando il governo cinese si è accorto di quelle serrature difettose sulle porte, è entrato e le ha aperte tutte.



“La Cina è andata oltre i limiti”: le accuse degli Stati Uniti e la risposta di Pechino

Oltre all’Australia che ha accusato la Cina di aver oltrepassato i limiti, l’amministrazione Biden aveva accusato Pechino per la prima volta d’aver assoldato gruppi criminali e di hacker per violare il sistema di posta elettronica Exchange di Microsoft, popolare tra aziende, compresi fornitori militari, e governi. Gli obiettivi andrebbero dallo spionaggio al ricatto attraverso ransomware. La denuncia, anche se con toni diversi, è stata sottoscritta dalla Nato e dall’Unione Europea, oltre che individualmente da Paesi che vanno dalla Gran Bretagna al Canada, dal Giappone alla Nuova Zelanda.



La Cina ha rispedito al mittente le accuse di Washington e dei suoi alleati definendole “infondate” e “irresponsabili”. Nella prima risposta ufficiale, Pechino ha mobilitato le ambasciate in Australia e Nuova Zelanda. Rivolgendosi all’Australia, il governo cinese ha detto che Canberra “fa il pappagallo” della retorica americana, descrivendo Washington come “il campione mondiale degli attacchi informatici dannosi”.