Non c’è il terrorismo dietro l’attacco hacker alla Regione Lazio per la protezione dei vaccini anti Covid. Lo assicura Fabio Ghioni, esperto a livello mondiale in sicurezza e tecnologie non convenzionali, ma anche consulente strategico per diversi organismi governativi e internazionali. «È un atto di hackeraggio, ma non c’è alcuna azione terroristica dietro, alcun interesse geopolitico, né alcun desiderio di sabotare le istituzioni», ha dichiarato all’Adnkronos smentendo di fatto la versione del governatore Nicola Zingaretti. Inoltre, esclude che vi siano i No Vax e pure la pandemia Covid dietro. «Non c’entrano i No Vax né il Covid. Può capitare a chiunque e la polizia postale conosce perfettamente questo fenomeno».
L’ipotesi di Fabio Ghioni è che la causa sia forse «la disattenzione di un dipendente», ma non potendolo dire «stanno strumentalizzando l’accaduto». L’esperto ha spiegato che la Regione Lazio è stata colpita da un «ransomware, un malware che dal 2007 usano degli hacker dal Marocco, dalla Tunisia, dall’Algeria con richiesta di denaro». Dal 2015 però i riscatti vengono chiesti in bitcoin.
ATTACCO HACKER REGIONE LAZIO? IPOTESI DISATTENZIONE
Il virus cripta i contenuti del pc e non ha chiave di sblocco. «Anche chi paga non può poi più sbloccare nulla», ha spiegato Fabio Ghioni. Le aziende e gli utenti che gli scrivono ogni giorno sono tante. Il suo consiglio è «dotarsi di un backup a 24 ore». Ormai non è niente di nuovo, anzi è un fenomeno molto diffuso: «Questi attacchi succedono continuamente ogni giorno, solo che non lo dicono». L’esperto di sicurezza all’Adnkronos ha spiegato anche che è sufficiente per un dipendente di un’azienda, di un ente o di un ministero, navigare ad esempio su un sito porno o d’azzardo, cliccare involontariamente su un popup con dentro il malware per subire l’attacco hacker. «Inoltre, è possibile installarlo involontariamente anche scaricando un programma gratuito da dei siti oppure cliccando su un link ricevuto per posta da una mail che sembra essere quella di un amico o della propria banca ma in realtà è uno spam». Ghioni ha quindi concluso ironicamente suggerendo ai dipendenti pubblici di «fare un corso per non andare in certi siti e per sapersi comportare sul web».