Droni all’attacco di una fabbrica di munizioni in Iran. Un blitz che viene attribuito agli israeliani e che comunque conferma la situazione delicata dell’intera area, dove Israele controlla le mire espansionistiche dell’Iran.
Un attacco che, secondo Teheran, non avrebbe causato molti danni ma che rappresenta una sorta di favore per gli ucraini: è andato a segno, infatti, a Isfahan, dove ci sono le fabbriche dei droni che gli iraniani stanno vendendo ai russi per utilizzarli nella guerra contro Kiev. Un episodio, come spiega il Generale Giuseppe Morabito, diverse missioni all’estero al suo attivo, membro fondatore dell’Igsda e del Collegio dei direttori della Nato Defense College Foundation, che va letto nel contesto più ampio di un’area ancora non in equilibrio, nella quale, anzi, gli elementi di criticità continuano a essere tanti.
Generale, qual è il significato dell’attacco alla fabbrica iraniana? Sono stati gli israeliani?
Partiamo dal fatto che il segretario di Stato Usa Anthony Blinken è in Israele per una visita ufficiale: è un giorno importante per la cooperazione tra israeliani e americani e potrebbe non essere una coincidenza. L’Iran è nemico numero uno nell’area sia degli Stati Uniti sia di Israele. È noto che ogni attività di Israele contro l’Iran viene coordinata con gli americani. Nel caso specifico è molto probabile che non ci sarà mai una conferma del Mossad sulla paternità dell’attacco, se avvenisse ne sarei veramente sorpreso.
È un episodio che va inquadrato nella guerra Russia-Ucraina o va visto alla luce della contrapposizione tra Iran e Israele nell’area?
La città in cui si è verificato l’attacco è nota perché è una di quelle in cui vengono costruiti i droni che poi vengono utilizzati dai russi in Ucraina. Attaccare questa fabbrica da parte di Israele è positivo anche per la coalizione occidentale che agisce in supporto all’Ucraina. Se gli Usa dichiarassero di essere stati loro, sarebbe come dire che hanno attaccato un fornitore dei russi e alzerebbero ulteriormente la tensione con Mosca.
Dunque gli israeliani hanno fatto un favore agli americani e alla Nato?
Più o meno con una buona approssimazione, concordo. Meglio: hanno fatto un favore all’Ucraina e a tutto l’Occidente.
Ma la fabbrica colpita è proprio quella in cui vengono prodotti i droni?
Non lo sapremo mai con certezza, anche perché parrebbe sia al centro della città e che sia una fabbrica di munizioni. Probabilmente è la fabbrica del munizionamento che poi viene inserito nei droni o di alcuni elementi degli stessi. Sono tutte supposizioni, ma sicuramente questo attacco indica, ancora una volta, che Israele può colpire in qualsiasi momento il sistema militare iraniano: il fatto di avere colpito in questa città è un monito importante anche perché fuori dell’area urbana sarebbero presenti strutture connesse con la produzione di armamenti nucleari.
I rapporti tra Iran e Israele in questo momento come sono? Continuano a essere due grandi antagonisti dell’area?
Israele ha colpito in Siria nelle aree in cui l’Iran svolge attività di appoggio al governo siriano: l’attacco alla fabbrica è un evento collegato a un più ampio scenario che riguarda tutta l’opposizione che sta attuando Israele all’espansionismo iraniano nell’area.
Israele non vuole che l’Iran diventi un punto di riferimento nella zona anche per altri Paesi?
L’Iran è il punto di riferimento per tutte le comunità sciite. Il mondo musulmano va diviso in due macroaree: sunnita e sciita. Dove ci sono questi ultimi ci sono sovvenzioni dell’Iran e da quelle aree è probabile che arrivi il supporto all’organizzazione di attacchi terroristici contro Israele. L’Iran ha usato i suoi droni anche per colpire il Kurdistan iraniano, in combinazione strategica, stavolta, con la Turchia che ha lo stesso obiettivo iraniano: impedire l’indipendenza e la libertà delle popolazioni curde. L’attacco comunque sostanzialmente va visto come un’azione che sarà a favore all’Ucraina, perché se si riducono le capacità produttive dei droni in Iran, nel tempo ci saranno difficoltà a fornirli ai russi.
Quali sono le reali mire degli iraniani nel contesto mediorientale?
L’Iran vuole raggiungere un’egemonia strategica nel Golfo. Continuano a raccontare la “balla” (sostenuta anche da qualche “esperto” al soldo di Teheran nel nostro Paese) che ambiscono a un nucleare per avere abbondante energia elettrica. Un Paese che una grandissima potenzialità per quanto riguarda il petrolio, che ha capacità altissime in termini di produzione di energia, non si capisce perché dovrebbe avere il nucleare “pacifico”. In realtà vuole avere un’arma nucleare per poter minacciare i Paesi a maggioranza sunnita nell’area. Non crediamo alla propaganda sciita!
L’attacco è anche un segnale del nuovo Governo Netanyahu dove notoriamente la percentuale di falchi è più alta che nei precedenti esecutivi?
Secondo me sarebbe avvenuto con qualsiasi Governo israeliano. Per quanto riguarda la difesa del territorio, tutti i Governi israeliani sono ugualmente indirizzati: si vogliono difendere punto e basta, e hanno il diritto di difendersi contro chi dichiara che li vuole distruggere. Non dimentichiamo che l’Iran dichiara che vuole la distruzione dello Stato d’Israele.
E i rapporti Iran-Usa invece come sono? Dopo Trump si sono deteriorati, mentre prima la fine dell’embargo aveva dato qualche speranza di distensione.
Nei confronti dell’Iran non ci può essere distensione. Quanto oggi implementato da parte americana ha il mio apprezzamento. In atto c’è un embargo che, nonostante la Cina Popolare non lo rispetti, sta funzionando: Teheran sta cominciando ad avere problemi. È difficile pensare all’Iran come un Paese pacifico e democratico, ricordiamoci la questione femminile. È in corso una repressione non giustificabile. Non si può giustificare l’Iran per nessuna ragione e il consenso nei confronti di Israele, per me, deve essere assoluto.
(Paolo Rossetti)
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