Missili balistici, 180 in tutto, partiti dall’Iran e diretti su Israele, a Tel Aviv e Gerusalemme. L’Iran si è vendicato del raid israeliano nel quale è morto il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah. Lo ha fatto con un attacco serio, che, secondo le ricostruzioni israeliane, non avrebbe provocato grossi danni, mentre dall’Iran si parla di basi militari colpite. Probabilmente, osserva Vincenzo Giallongo, generale dei Carabinieri in congedo con all’attivo missioni in Iraq, Albania, Kuwait e Kosovo, gli iraniani si fermeranno qui: l’attacco di queste ore è un segnale per gli alleati, per far capire loro che gli ayatollah non si sono defilati nella lotta contro Israele, ma alla fine non hanno nessuna intenzione di dare il via a un conflitto in piena regola con l’IDF.



Netanyahu, per contro, potrebbe sfruttare questa occasione come pretesto per fare ciò che il suo governo e l’IDF hanno in animo da tempo: dare una lezione all’Iran. Hanno già un fronte aperto in Libano, però: prima di rivolgersi a Teheran potrebbero aspettare un po’. Intanto devono fare i conti con il ritorno del terrorismo, che a Jaffa ha fatto sei vittime.



Dopo settimane di dichiarazioni bellicose, l’Iran ha lanciato un attacco contro Israele. Tutto previsto?

C’era da aspettarselo, nel momento in cui Khamenei è andato a nascondersi in qualche bunker era chiara l’intenzione di portare un attacco contro Israele. La guida suprema voleva mettersi al sicuro da qualche ritorsione pesante nei suoi confronti.

Quello dell’Iran sarà un attacco isolato?

Non credo assolutamente che voglia andare oltre. L’Iran è molto preoccupato, deve dare un segnale ai suoi alleati, far capire che reagisce agli attacchi israeliani, ma non credo che ci sia una reazione superiore a quella che si è concretizzata con queste centinaia di razzi. Bisogna vedere, invece, quale sarà la reazione israeliana. Non credo che Tel Aviv si fermi al Libano, ma non può permettersi di avere due conflitti in due posti diversi, con truppe impegnate ancora a Gaza. Perché dovrebbe fare tutto nello stesso momento quando può eliminare uno a uno gli avversari?



Quello delle ultime ore su Gerusalemme e Tel Aviv è stato un attacco vero? Sembra diverso dalla ritorsione all’uccisione di un comandante dei Pasdaran a Damasco.

È stato un attacco vero, più massiccio, pesante, anche se sono convinto che gli iraniani si limiteranno al lancio di missili. Di truppe non se ne parla. Potrebbero far alzare in volo i loro Mig contro gli F-15 israeliani, ma ancora non vedo in vista uno scontro aereo.

Gli israeliani potrebbero prendere la palla al balzo e attaccare anche l’Iran?

L’estrema destra al governo vorrebbe aprire un secondo fronte, anche perché sa benissimo che gli americani, obtorto collo, potrebbero comunque dare una mano. Propendo, tuttavia, per un’ulteriore attesa: gli israeliani non attaccheranno adesso, hanno troppi fronti aperti. L’eliminazione dei bunker a Beirut durerà un po’, avranno uomini e tempo da perdere per consolidare la sicurezza in Libano. Poi ci sarà lo scontro con l’Iran.

Perché Teheran si è decisa finalmente ad attaccare dopo averlo annunciato a più riprese?

Gli iraniani stavano facendo troppe figure barbine con i loro alleati, non potevano permettersi di non intervenire. Hanno dovuto farlo per salvare la faccia, anche se non è escluso che la notizia di Khamenei in un bunker fosse un segnale agli israeliani per dire che l’attacco di queste ore sarà isolato.

Insomma, gli iraniani si sono dovuti muovere ma non vogliono proseguire. Israele, invece, potrebbe sfruttare l’occasione per muovere guerra al regime degli ayatollah?

Non vorrebbero proseguire anche perché in questo momento sono perdenti; Israele, al contrario, non vede l’ora che lo facciano, perché non hanno ancora la bomba atomica.

L’Iran, però, ha dichiarato che è in stato di guerra: parole che potrebbero far presagire un’escalation?

Una dichiarazione resa sempre per far intendere agli alleati che Teheran è in guerra con Israele. È un messaggio per loro.

Intanto a Jaffa sei persone sono state uccise in un attacco portato con pistola e coltello da due attentatori. Israele deve fare i conti con il ritorno del terrorismo?

Assolutamente sì. Mi aspettavo già prima qualche attentato, probabilmente i servizi segreti stanno lavorando bene: in Europa ne hanno sventati già un paio. Poi bisognerà vedere quanto Israele riuscirà a controllare i terroristi. Ma si potrebbe andare verso una stagione di attentati che coinvolgeranno USA ed Europa.

(Paolo Rossetti)

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