ISRAELE: “SERVE UN’ALLEANZA STRATEGICA INTERNAZIONALE CONTRO L’IRAN. È UNA DICHIARAZIONE DI GUERRA”
Secondo il Presidente di Israele, l’attacco dell’Iran sferrato questa notte è una dichiarazione di guerra contro lo Stato ebraico: continuano le reazioni alla fortissima escalation innestata stanotte con i raid e missili scagliati contro le città israeliane ed è Isaac Herzog a dar seguito all’appello del Premier Netanyahu. «Questa è come una vera guerra, è una dichiarazione di guerra», rileva il Presidente nell’intervista a Sky News, aggiungendo però come Israele sia in primis un Paese moderato e perciò «conosciamo le ripercussioni e abbiamo deliberazioni coi partner, valutiamo tutte le opzioni e sono fiducioso che faremo i passi necessari per proteggere il nostro popolo. Non cerchiamo la guerra».
Per Herzog insomma non serve la guerra, Israele insegue la pace ma il contrasto dell’Iran rende da sempre quasi impossibile tale obiettivo: per questo il Ministro della Difesa Gallant ribadisce la necessità di un’alleanza internazionale contro Teheran anche per evitare recrudescenze peggiori del conflitto. «C’è l’opportunità di formare un’alleanza strategica contro la minaccia iraniana», spiega Gallant non prima di osservare come sulle testate di quei missili «ci potevano essere ordigni nucleari». Usa, Israele e l’Occidente, conclude il Ministro, «sono fianco a fianco per difendersi da questa grave minaccia». Per il collega in gabinetto di guerra, Benny Gantz, con una coalizione regionale contro la minaccia dell’Iran «esigeremo un prezzo nel modo e nel momento che ci conviene»: l’attacco dell’Iran, conclude il Ministro, non è finito e «l’alleanza strategica e il sistema di cooperazione regionale che abbiamo costruito devono essere rafforzati». Questo pomeriggio intanto l’esercito di Israele, le cosiddette Idf, hanno scritto sui social un messaggio che risuona come una minaccia per l’Iran: «A ogni azione segue una reazione, non a parole, ma nei fatti», ripostati poi anche in lingua farsi su X, sebbene non sia ancora chiaro quale tipo di risposta metterà in campo Israele nelle prossime settimane.
LE SCELTE DELL’IRAN E IL GABINETTO DI GUERRA RIUNITO IN ISRAELE
Si sta riunendo in questi minuti il gabinetto di guerra israeliano per discutere la risposta all’attacco dell’Iran con droni e missili. Nella notte, i ministri del governo di Netanyahu hanno votato per delegare la decisione al gabinetto di guerra, composto dal primo ministro israeliano, dal ministro della Difesa Yoav Gallant e da Benny Gantz, ex capo di Stato maggiore che si è unito al governo dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre. L’idea di Israele è di rispondere all’attacco, ma va decisa la portata dell’offensiva. Lo ha precisato un funzionario israeliano alla Cnn, chiarendo che bisogna decidere se cercare di «rompere tutti i piatti» o di fare qualcosa di più misurato. Le opzioni andranno discusse dettagliatamente nei prossimi minuti.
La sensazione è che il confronto tra Israele e Iran non sia finito. Lo ha evidenziato il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant: «Israele deve prepararsi per ogni scenario». L’Iran dal canto suo minaccia nuovi attacchi, perché qualsiasi «nuova aggressione contro gli interessi della nazione iraniana sarà accolta con una risposta più pesante», avverte il presidente iraniano Ebrahim Raisi, secondo il canale di notizie statale iraniano Irib. Invece, il generale Hossein Salami, comandante in capo del Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche iraniane, ha dichiarato all’agenzia di stampa Tasmin che l’attacco poteva essere molto esteso, ma la portata dell’operazione è stata limitata per colpire solo strutture che Israele aveva usato per attaccare il compound dell’ambasciata iraniana in Siria. (agg. di Silvana Palazzo)
IRAN CONVOCA AMBASCIATORI UE, ISRAELE: “NON È CONCLUSO IL CONFLITTO”. LE ULTIME NOTIZIE LIVE
Se per l’Iran l’attacco lanciato nella notte è da considerarsi concluso «a meno che non vi siano altri incidenti causati da Israele», a Tel Aviv il giorno dopo i raid sganciati da Teheran lo scenario è in pieno subbuglio: «Il confronto tra Iran e Israele non è ancora finito», ha detto il Ministro della Difesa Yoav Gallant, «gli israeliani siano vigili e attenti alle istruzioni pubblicate dall’Idf e il Comando del fronte interno». Dopo aver respinto con successo le centinaia di missili e droni dall’Iran, conclude il titolare della Difesa, «Israele deve essere preparato ad ogni scenario».
Moderazione e prudenza sono le parole d’ordine che giungono oggi in pratica da tutti i membri della comunità internazionale: dopo G7, Usa, Ue e Cina anche la Russia esprime preoccupazione per gli scenari di guerra che si alzano in Medio Oriente, «Abbiamo ripetutamente avvertito che le molteplici crisi irrisolte in Medio Oriente, spesso alimentate da azioni provocatorie e irresponsabili, in primo luogo nell’area del conflitto israelo-palestinese, porteranno all’aumento della tensione», dichiara il Ministro degli Esteri del Cremlino, Sergei Lavrov. Dal Vaticano Papa Francesco invoca nuovamente lo stop al conflitto durante il Regina Coeli, «Faccio un accorato appello affinché si fermi ogni azione che possa alimentare una spirale di violenza, col rischio di trascinare il Medioriente in un conflitto bellico ancora più grande».
E infine è la NATO con il portavoce Farah Dakhlallah ad invitare tutti alla calma dopo l’attacco dell’Iran: «Condanniamo l’escalation notturna iraniana, invitiamo alla moderazione, mentre monitoriamo gli eventi da vicino. E’ di vitale importanza che il conflitto in Medio Oriente non vada fuori controllo». Nel frattempo Teheran fa sapere di avere convocato nelle prossime ore gli ambasciatori di Francia, Germania a Regno Unito in merito alle posizioni assunte pro-Israele durante gli attacchi della scorsa notte: «Le nostre forze hanno dato una lezione al nemico, e ogni sua nuova avventura avrà una risposta più pesante», ha rilanciato il Presidente dell’Iran Ebrahim Raisi citato dalle agenzie di stampa vicine a Teheran. Per il comandante dei Pasdaran (Guardiani della Rivoluzione), Hossein Salami, qualora Israele dovesse nuovamente attaccare interessi o personalità legate dall’Iran, «attaccheremo il regime sionista di nuovo dal territorio iraniano in modo più deciso».
ATTACCO IRAN A ISRAELE: CENTINAIA DI MISSILI E DRONI, COS’È SUCCESSO STANOTTE
Oltre 300 droni e missili, il 99% intercettati dal sistema di difesa: così Tel Aviv stamattina aggiorna il bilancio dell’attacco notturno sferrato dall’Iran contro Israele, in “risposta” al bombardamento dello Stato ebraico contro l’ambasciata iraniana di Damasco (Siria) dello scorso 1 aprile. I 7 diplomatici dell’Iran filo Hamas rimasti uccisi in quel raid sono stata la “miccia” che ha acceso il primo attacco diretto di Teheran contro il “regime sionista” da decenni a questa parte, sebbene la regia egli ayatollah sia dietro ogni effettivo conflitto islamista contro Israele degli ultimi mesi: Hamas a Gaza, Houthi dallo Yemen, Hezbollah dal Libano e gruppi anti israeliani in Iraq e Siria.
Eppure stanotte qualcosa di imponente è successo, sebbene sia durato “solo” poche ore: alle 21.49 l’Iran ha annunciato – ed era atteso da giorni – l’attacco con droni e missili (circa 300 alla fine) contro «obiettivi sensibili israeliani», facendo scattare l’allarme in tutto lo Stato ebraico con le sirene spiegate da Gerusalemme fino al confine con la Striscia di Gaza. Spazi aerei chiusi in Giordania, Iraq e Siria, con i primi droni che vengono già abbattuti dalle aree con presenza di forze americane: il sistema “Iron Dome” entra in funzione e di fatto elimina il 99% dei raid scagliati dall’Iran. Il Presidente Usa Joe Biden entra in “war room” e con lui anche gli altri governi occidentali e mondiali temono per qualche ora l’inizio di un’effettiva escalation di guerra fra Iran e Israele: la missione diplomatica dei Pasdaran all’ONU spiega però subito che l’attacco è una precisa risposta all’attentato di Damasco, «per noi la questione è chiusa così». Resta però la minaccia lanciata stamattina contro gli Usa («statene fuori») e contro soprattutto Israele: «pronti ad un attacco ancora più duro se Israele reagirà».
USA E OCCIDENTE, LE REAZIONI ALL’ATTACCO DELL’IRAN: “ISRAELE NON RISPONDA”
«Gli Stati Uniti non sosteranno un eventuale contrattacco di Israele contro l’Iran»: lo ha detto stamane il Presidente Usa Joe Biden al telefono con il Premier israeliano Benjamin Netanyahu dopo l’attacco sferrato stanotte dall’Iran. Pur ribadendo la difesa piena con truppe e marina Usa contro eventuali attacchi da Teheran contro lo Stato ebraico, la Casa Bianca detta la linea: «non partecipiamo a nessuna operazione offensiva contro Teheran». Dal Gabinetto di guerra a Tel Aviv arriva invece il messaggio alla nazione al termine dei raid: «Abbiamo intercettato. Abbiamo bloccato. Insieme vinceremo».
Dall’Italia, dopo che l’intera fase offensiva da Teheran è stata seguita in costante collegamento tra Palazzo Chigi e i Ministri di Difesa ed Esteri – Guido Crosetto e Antonio Tajani – stamane giunge il comunicato della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni: «Il Governo italiano ribadisce la condanna agli attacchi iraniani contro Israele. La presidenza italiana del G7 ha organizzato per il primo pomeriggio di oggi una conferenza in collegamento a livello dei leader. Esprimiamo forte preoccupazione per una destabilizzazione ulteriore della regione e continuiamo a lavorare per evitarla». Nel frattempo la Presidenza Italiana del G7 ha convocato per il primo pomeriggio di oggi 14 aprile una conferenza in collegamento video con tutti i leader (Usa, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e appunto Italia, ndr) «per discutere dell’attacco iraniano contro Israele». Per il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, la ritorsione partita ieri notte «potrebbe mettere in moto una spirale pericolosissima: le prossime ore saranno cruciali». In merito alla convocazione del G7, il titolare della Farnesina alle agenzie conferma come per prima cosa «mobiliteremo i Paesi del G7 di cui abbiamo la presidenza di turno. Non possiamo rinunciare all’azione politica che deve viaggiare in parallelo con la valutazione della intensità dell’azione militare iraniana e dei danni prodotti. Il primo obiettivo è gettare acqua sul fuoco».
La Cina intanto fa sapere di essere «profondamente preoccupata» e invita tutte le parti in conflitto «alla calma e alla moderazione per evitare un’ulteriore escalation»: a Teheran si celebrano i festeggiamenti dell’attacco sferrato contro il nemico Israele, dalle strade fino al Parlamento iraniano, «Il popolo iraniano ha sferrato un attacco senza precedenti contro il nemico. È una risposta ai crimini sionisti ed è in linea con le convenzioni delle Nazioni Unite», dichiara il presidente del parlamento iraniano Mohammad Bagher Ghalibaf.
GUERRA IRAN-ISRAELE, SCENARI IN MEDIO ORIENTE: COSA PUÒ SUCCEDERE ORA
«L’attacco è la risposta meritata per i crimini sionisti commessi, ora i popoli arabi e musulmani continuino ad appoggiarci»: questa la prima reazione del gruppo terroristico Hamas l’indomani dell’attacco dell’Iran contro Israele, confermando quanto sia dirimente continuare a legare a doppio filo quanto avviene nella Striscia di Gaza con il resto del Medio Oriente. Il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi vivi resta l’obiettivo della comunità internazionale anche per “scardinare” il rischio di escalation innescato ulteriormente dai missili iraniani di questa notte: come ci ha spiegato in questa intervista oggi Filippo Landi, inviato del Tg1 esteri ed esperto di guerre in Medio Oriente, il vero tema su cosa può succedere ora riguarda l’eventuale risposta israeliana, già in qualche modo “congelata” dal monito Usa giunto stanotte.
«L’attacco al consolato iraniano puntava a spostare l’attenzione da Gaza verso uno scenario diverso, spingendo l’Iran a scendere direttamente in campo, e compattando i Paesi occidentali intorno ad Israele», spiega Landi sottolineando come tale tentativo in realtà sia riuscito per Netanyahu, ritrovato nuovamente al centro della protezione dell’Occidente come si è visto nelle fasi convulse della notte con jet Usa e francesi subito alzatisi in volo in Medio Oriente contro eventuali escalation da Teheran. Rischio che non è affatto scongiurato nonostante l’Iran consideri finito il tutto con la “dimostrazione” di questa notte: lo scenario su Gaza e il potenziale attacco via terra a Rafah vicino all’Egitto potrebbe infatti incendiare ulteriormente i rapporti tra Occidente e Medio Oriente, ponendo Usa e G7 davanti alla difficile posizione da mantenere in caso di guerra su più fronti. Raggiunto sempre dal “Sussidiario” in esclusiva il generale Marco Bertolini ravvisa un ulteriore rischio da scongiurare nei prossimi mesi: «Se l’Ucraina fa una mossa avventata USA e Russia non hanno gli strumenti per contenerne le conseguenze. Senza contatti fra americani e russi, se succedesse qualcosa fra Iran e Israele, dietro i quali ci sono, appunto, Mosca e Washington, si aprirebbero le porte per un’escalation in Medio Oriente». Insomma, non bisogna “unire” le due guerre in Ucraina e a Gaza, altrimenti il vero rischio è sì lo scontro totale fra Occidente e blocco Cina-Russia-Iran: a quel punto la terza guerra mondiale non sarebbe più solo una minaccia ma una devastante realtà.