Dramma in Burkina Faso: tre report sono stati uccisi in un attacco jihadista. Come confermato dal governo spagnolo, le vittime sono il giornalista David Beriain, il cameraman Roberto Fraile e un attivista irlandese. L’attentato è avvenuto nel corso della giornata di ieri, lunedì 26 aprile 2021, nella zona tra Fada Ngourma e Pama. La stampa locale riporta inoltre che risulta disperso un cittadino burkinabè, a bordo con le tre vittime del convoglio anti-bracconaggio.



Il ministro degli Esteri di Madrid ha spiegato che l’attacco mortale è avvenuto in una zona molto pericolosa del Burkina Faso, nota per la presenza di diversi gruppi terroristici. I reporter spagnoli, insieme a quello irlandese, stavano lavorando alla realizzazione di un documentario che denunciava il bracconaggio. Secondo una prima ricostruzione, i terroristi hanno teso un’imboscata alla pattuglia di cui facevano parte i defunti.



Attacco jihadista in Burkina Faso, uccisi tre reporter

La morte dei tre reporter in Burkina Faso ha scosso il mondo del giornalismo, considerando che David Beriain è noto in tutto il mondo per le sue inchieste. Basti pensare alla fortunata serie di documentari “Clandestino”, nella quale ha investigato sulle organizzazioni criminali più pericolose del pianeta. Tra le numerose inchieste, ricordiamo quella legata alla baby camorra in Campania, con la collaborazione di Roberto Saviano. Lo scrittore partenopeo lo ha ricordato così in un post su Facebook: «Che si trattasse di cartelli messicani, narcotraffico del Campo de Gribraltar o giovani paranze napoletane, David Beriain era un giornalista estremamente competente, dotato di quella capacità di indagine e di analisi indispensabile per questo mestiere. David si era dato la regola di andare dove la vita si fa estrema, nei luoghi dove la luce non riesce a penetrare il sottobosco criminale. Aveva raccontato la guerriglia, i narcos, il terrorismo, ficcandosi nel quotidiano di ciò che voleva raccontare, battendo le strade, i barrios, le trincee del racconto. Per David distanza significava menzogna, solo stare attaccato alle cose era il percorso che portava alla verità».

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