Il piano di sicurezza dell’Italia che «individua e disciplina le misure necessarie a fronteggiare le conseguenze di incidenti in impianti nucleari di potenza ubicati oltre frontiera, ossia impianti prossimi al confine nazionale, in Europa e in paesi extraeuropei» e dunque anche un eventuale attacco nucleare è stato aggiornato dal Governo e dalla Protezione Civile. La bozza redatta, come riporta Il Messaggero, verrà vagliata dalla Conferenza Unificata delle Regioni nelle prossime ore.



Il documento, stando alle normative Ue, è obbligatorio da diverso tempo e deve essere controllato ogni tre anni. Nel nostro Paese era stato stilato nel 2010. Adesso, in virtù delle minacce provenienti dalla Russia a seguito dell’invasione dell’Ucraina (con tanto di attacchi nelle zone in cui si trovano le numerose centrali nucleari, da Chernobyl a Zaporizhzhia), si è provveduto all’aggiornamento. Nessun allarmismo, dunque, ma semplicemente un atto doveroso. Gli impianti, d’altronde, si trovano ad oltre 200 km di distanza, ovvero la cosiddetta prima soglia di sicurezza. È importante, nonostante ciò, che gli enti preposti e i cittadini stessi sappiano cosa fare in caso di emergenze di questo tipo.



Attacco Nucleare, Italia aggiorna piano sicurezza: le linee guida

Il piano di sicurezza contro un eventuale attacco nucleare, che è stato aggiornato dall’Italia nelle scorse ore, è suddiviso in tre fasi. Esse, come riporta Il Messaggero, sono diversificate in base all’evoluzione dello scenario incidentale considerato e in base alla distanza della fonte delle radiazioni. La prima fase è quella del passaggio della nube tossica: va dal verificarsi dell’evento al termine dell’emissione delle sostanze. La seconda fase è quella della deposizione al suolo delle sostanze e del loro passaggio alle matrici ambientali e alimentari. La terza fase è quella della transizione, che prevede che vengano effettuate azioni di rimedio alla contaminazione.



In queste tre fasi devono essere applicate delle misure di tutela della salute pubblica. Le misure protettive dirette vengono messe in atto nella prima fase. Esse prevedono che la popolazione resti «al chiuso» con porte e finestre serrate e sistemi di ventilazione o condizionamento spenti e che i gruppi sensibili avviino la «iodoprofilassi» per la protezione della tiroide dall’assorbimento di iodio radioattivo. Le misure protettive indirette vengono invece messe in atto a partire dalla seconda fase. Esse prevedono limitazioni alla produzione, commercializzazione e consumo di alimenti che potrebbero essere contaminati; limitazioni alla circolazione; altre attività di monitoraggio.