Un attacco nucleare della Russia provocherebbe oltre 90 milioni di morti in sole 4 ore. A rivelarlo, come riportato da La Nazione, è stato il programma di ricerca denominato “Science and global security”, condotto dell’università di Princeton. Gli esperti hanno effettuato una simulazione che ha dato esiti apocalittici. L’ipotesi è che l’azione offensiva parta dalla città russa di Kaliningrad (tra la Polonia e la Lituania, sul Mar Baltico) e sia diretto al cuore dell’Europa, al punto da colpire anche le città italiane.



I ricercatori hanno suddiviso l’esperimento in tre fasi cronologiche. Nella fase iniziale, la Russia cercherebbe di distruggere le 300 basi che la NATO ha in Europa. Nelle prime tre ore, morirebbero almeno 2,5 milioni di persone. Il bilancio, tuttavia, si aggraverebbe di molto con la risposta dell’Alleanza Atlantica, che utilizzerebbe 180 delle proprie armi nucleari (in totale 600). In soli 45 minuti ci sarebbero altri 3,4 milioni di decessi. Nella fase successiva, con la gran parte delle forze militari Ue distrutte, entrerebbero in scena gli Stati Uniti, costretti a inviare 600 missili. Da qui, nei seguenti 45 minuti, altri 3,4 milioni di morti. Infine, nell’ultima fase, le 30 città più popolate verrebbero colpite da cinque a dieci testate ciascuna, portando ad ulteriori 85,3 milioni di vittime. In totale 91,5 milioni in 4 ore.



“Attacco nucleare provocherebbe 90mln di morti in 4 ore”. Lo studio

Le stime dello studio condotto dell’università di Princeton, secondo cui un attacco nucleare della Russia in Europa provocherebbe 90 milioni di morti in sole 4 ore, sono catastrofiche ma terribilmente reali. Anche altri esperimenti, infatti, le confermano e addirittura evidenziano che potrebbero essere ancora più gravi, date le conseguenze a lungo termine dell’utilizzo delle armi atomiche. “Una guerra atomica mondiale al giorno d’oggi provocherebbe centinaia di milioni di vittime”, ha affermato a La Nazione Gastone Breccia, storico militare dell’università di Pavia e professore di Storia della guerra all’Accademia militare di Modena.



“L’escalation sarebbe impressionante, molto di più rispetto al secondo conflitto globale. Quali danni sono ipotizzabili? Considerando un attacco russo con armi nucleari tattiche sul campo di battaglia, dunque in Ucraina, ma non prendendo di mira grandi città come Kiev od Odessa, ci sarebbero decine e decine di migliaia di morti nei pochi istanti dell’esplosione. La zona contaminata sarebbe circoscritta in poche decine di chilometri quadrati, in questo scenario”, ha sottolineato. Nell’evenienza in cui tutta l’Europa fosse coinvolta e successivamente anche gli Stati Uniti, invece, lo scenario cambierebbe. “Nel primo caso, l’Occidente e la Nato non avrebbero la necessità di rispondere: sarebbe sufficiente una controffensiva convenzionale, perché a quel punto la Russia politicamente sarebbe finita. Viceversa, chi tocca la Nato, muore”, ha concluso.