Il tribunale francese ha emesso otto condanne per l’attentato terroristico avvenuto a Nizza nel 2016, che ha provocato la morte di 86 persone. Agli imputati, come riporta il New York Times, sono state inflitte delle pene dai da due a diciotto anni di carcere per avere aiutato Mohamed Lahouaiej Bouhlel, l’autore della strage ucciso dalla Polizia, a preparare il misfatto. I complici in questi anni tuttavia non hanno praticamente mai fornito informazioni utili agli inquirenti su eventuali altri responsabili.



Le risposte fornite ai familiari delle vittime al termine del processo sono poche. È emerso, infatti, che molti degli imputati erano degli aiutanti indiretti del terrorista: lo hanno assistito nell’affitto del camion e nel reperimento delle armi, probabilmente senza essere fino in fondo a conoscenza di quelle che erano le sue reali intenzioni. I messaggi che il killer aveva inviato loro non hanno fornito prove evidenti di ciò. Le pene, tuttavia, sono state ugualmente severe. “Ritenere tutti gli imputati responsabili non significa addossare l’onere dell’assente all’accusato. Ci sarà giustizia se le pene saranno proporzionate alla responsabilità di ogni persona”, ha evidenziato in tal senso un pubblico ministero.



Attacco terroristico a Nizza: 8 condanne per i fatti del 2016, il processo

Il processo che ha portato alle otto condanne per l’attacco terroristico di Nizza del 2016, seppure non abbia avuto molta attenzione mediatica, è stato particolarmente lungo e toccante. In tre mesi e mezzo, centinaia di persone – imputati, sopravvissuti, familiari delle vittime, avvocati ed esperti – sono salite sul banco dei testimoni a Parigi per cercare di chiarire cosa avesse portato il Mohamed Lahouaiej Bouhlel a dirottare un camion da 19 tonnellate tra la folla della Promenade des Anglais mentre stavano lasciando i fuochi d’artificio del giorno della presa della Bastiglia.



Le testimonianze, tuttavia non hanno rivelato i motivi più profondi che si celano dietro la strage. Sebbene lo Stato islamico abbia affermato che il terrorista fosse uno dei suoi “soldati”, non ci sono prove che fosse effettivamente collegato al gruppo. La sua famiglia ha rivelato che aveva problemi psichici, ma che si era avvicinato all’Islam soltanto da poche settimane e che soltanto negli ultimi giorni aveva iniziato a vedere online dei video jihadisti. La questione resta dunque un vero mistero.

Attacco terroristico a Nizza: 8 condanne, il fenomeno

Oltre alle otto condanne, però, il processo per l’attacco terroristicoNizza del 2016 ha portato anche ad una riflessione sul fenomeno. “Le udienze di Parigi hanno fornito una finestra sulla società francese e su molte delle sue questioni politiche”, ha affermato l’accademico Antoine Mégie dell’Università di Rouen.

In aula, infatti, più volte il livello di sicurezza del Paese e le sue leggi sono stati messi in discussione. È stato evidenziato attraverso le testimonianze delle persone chiamate in causa come il rapporto della Francia con l’Islam sia ormai da tempo difficile e complesso, con opinioni che stanno a cavallo tra i pregiudizi persistenti e l’invito alla tolleranza. È emersa, in sostanza, la necessità di un cambiamento che, tra l’altro, sta già avvenendo.