“America under attack“: è questa la scritta che campeggia sulla CNN la mattina dell’11 settembre 2001, esattamente vent’anni fa. A dire il vero c’è voluto un po’ di tempo prima che gli USA comprendessero di essere realmente sotto attacco. Quando il primo aereo, un Boeing 767 dell’American Airlines, si schianta sulla prima delle Torri Gemelle, la torre Nord del World Trade center, tutti pensano ad uno sciagurato incidente. E’ soltanto 17 minuti più tardi, quando un secondo Boeing 767 impatta contro la torre Sud, che non ci sono più dubbi: è in corso un attacco terroristico su larga scala, il primo sul suolo americano dai tempi di Pearl Harbour. A condurlo, si scoprirà più tardi, i terroristi di Al Qaida ispirati da Osama bin Laden, il principe del terrore che odia l’America. Il primo commando, quello composto da Mohammed Atta, Abdulaziz al-Omar e altri tre terroristi, supera i controlli all’aeroporto di Portland, nel Maine, alle 5:45. L’aereo decolla alle 7:59: tempo pochi minuti e i terroristi si sbarazzano, uccidendoli, del pilota, del primo ufficiale, di due assistenti di bordo e di un passeggero israeliano, un ex militare. Alle 8:13 la torre di controllo perdei contatti, Atta si è già messo al comando del velivolo, si dirige verso New York. E’ solo grazie all’assistente di volo Betty Ong che il desk dell’American Airlines apprende che è in atto un dirottamento. Ma trascorrono dieci minuti, di troppo, prim che dall’aviazione civile di Boston venga lanciato l’allarme. La catena di comando è lenta, arrugginita, impreparata a pensare ad una minaccia di questo tipo. Così è soltanto alle 8:50 che i vertici militari danno l’ordine a due caccia F-15 di sollevarsi e intercettare il volo. Troppo tardi: quattro minuti prima l’aereo dirottato si è schiantato a 750 km/h contro la torre nord delle Twin Towers. E’ l’inizio dell’incubo.
ATTENTATI 11 SETTEMBRE 2001: C0S’E’ SUCCESSO
L’incredulità in quei frangenti ha la meglio. Per 17 minuti l’ipotesi più in voga è quella di un aereo da turismo scontratosi per sbaglio con le torri. Un dramma, certo, ma limitato alla sfera dell’incidente. Quando le telecamere immortalano il secondo aereo di linea nell’atto di infrangersi contro la seconda torre, non ci sono più dubbi. L’allora sindaco della Grande Mela, Rudy Giuliani, ordina l’evacuazione di tutti gli uffici pubblici di New York. Intanto arrivano i soccorsi, i vigili del fuoco scalano i due grattacieli, che intanto iniziano a vibrare in maniera sinistra, con l’intento di salvare quante più persone possibili dal fuoco e dal fumo. Sarà un’ecatombe: le due torri franeranno su loro stesse, mentre un’enorme nube tossica di polvere e detriti generata dal crollo inseguirà centinaia di persone per diversi metri nelle vie di Manhattan, in tutto moriranno 2753 persone. Ma l’attacco era ancora lontano dal dirsi concluso. Un terzo aereo, alle 9:37, colpì il simbolo della potenza militare americana: il Pentagono. A restare uccise furono 184 persone. Il bilancio di quell’11 settembre sarebbe potuto essere anche peggiore se non fosse stato per il coraggio dei passeggeri del volo 93 della United Airlines, partito da Newark, in New Jersey, e diretto a San Francisco, in California.
ATTENTATI 11 SETTEMBRE, GLI EROI DEL VOLO 93
Ziad Jarrah, Ahmed al-Nami, Ahmed al-Haznawi, Saeed al-Ghamdi: questi i nomi dei 4 dirottatori che presero il controllo dell’aereo accoltellando il pilota e le assistenti di volo. Fu proprio il pilota, prima di essere costretto a cedere il comando del velivolo, a modificare le frequenze radio affinché da terra si potessero udire le comunicazioni tra i terroristi. Nel frattempo, i passeggeri a bordo rivolgevano telefonate disperate ai loro parenti e amici, informandoli del dramma che stavano vivendo. Fu solo il loro eroismo ad evitare un’altra carneficina: “Non preoccuparti, qualcosa faremo“, disse il passeggero Tom Burnett al telefono alla moglie. Ebbe luogo una votazione, i passeggeri decisero di andare all’attacco dei terroristi nella speranza di entrare nella cabina e prendere il controllo dell’aereo. Il passeggero Todd Beamer annunciò ad un’operatrice telefonica: “Let’s roll“, si balla. Arrivarono a pochi passi dal riuscirci, prima che i terroristi alla guida del velivolo compresero di non poter attendere oltre, che la loro missione suicida, diretta a Washington, forse alla Casa Bianca o più probabilmente al Campidoglio, doveva interrompersi in quel momento. Erano le 10:03 quando il volo United 93 si schiantò su un terreno vuoto a Stonycreek, in Pennsylvania. Tutte le persone a bordo morirono sul colpo: i passeggeri avevano salvato centinaia di altre vite. L’attacco all’America era concluso, la guerra alle porte.