Attentato 11 settembre, si infittisce il mistero in merito alle indagini condotte dall’Fbi, che in base alle rivelazioni clamorose emerse solo una settimana fa al processo a Manhattan, sarebbero state effettuate con metodi poco trasparenti, soprattutto mantenendo numerosi segreti sul coinvolgimento diretto dell‘ex spia dell’Arabia Saudita Omar al-Bayoumi per 10 anni. Secondo quanto rivelato nel corso della battaglia legale dei familiari di alcune vittime infatti, l’agenzia federale sarebbe stata informata già 10 giorni dopo l’attentato che distrusse le Torri Gemelle, di una perquisizione fatta dall’Intelligence britannica in casa di al-Bayoumi che all’epoca era dipendente di una compagnia aerea saudita a San Diego, durante la quale era stato trovato un disegno che gli agenti definirono come inequivocabile prova di un piano già premeditato.



Come sottolinea un articolo di Massimo Basile su Repubblica, nel documento c’era disegnato un aereo con una formula matematica, probabilmente un calcolo per determinare la velocità dell’aereo utile a colpire l’obiettivo. Il disegno fu poi consegnato dalle autorità all’Fbi, che però non informò mai la Commissione 11 settembre.



Attentato 11 settembre, nuove rivelazioni al processo potrebbero riaccendere dubbi sul coinvolgimento di al-Bayoumi e l’intelligence saudita

Si riaccende il mistero sull’attentato dell’11 settembre a New York dopo quanto emerso durante l’ultima udienza nel processo a Manhattan avviato dalle famiglie delle vittime. Le rivelazioni potrebbero ora stravolgere le indagini e tornare a coinvolgere direttamente Omar al-Bayoumi, dipendente di una compagnia aerea saudita al momento dell’attacco che era stato inizialmente sospettato di avere legami con esponenti di Al-Qaeda per un incontro al ristorante con due tra i terroristi che parteciparono all’attentato. Dall’udienza è infatti ora stato stabilito che a suo carico furono trovate altre prove, come un disegno di un aereo e una equazione, scoperti a casa sua dall’intelligence britannica, che affermò di aver consegnato tutto all’Fbi già nel 2001.



L’ultimo colpo di scena sarebbe l’ammissione dello stesso al-Bayumi, che a quanto pare dichiarò al processo che quel disegno era opera sua, ma questa testimonianza non venne resa pubblica fino alla settimana scorsa. L’ex capo della Cia George Tenet ha ora dichiarato che queste nuove prove necessitano di ulteriori approfondimenti, anche se questi dovranno essere forniti dalla presunta ex spia perchè si potrebbe riaccendere la pista del coinvolgimento dell’intelligence saudita.