L’incubo del terrorismo non ha risparmiato l’Europa nel 2020. Nonostante la pandemia Covid e il lockdown imposto in molti Paesi, gli attentati non si sono fermati, con una recrudescenza che ha riguardato in particolare la seconda parte dell’anno. Anche per questo c’è il timore di un attentato a Capodanno. L’allerta terrorismo è stata innalzata, come accaduto per Natale, quindi l’attenzione è massima, anche se i cittadini resteranno a casa per le restrizioni introdotte a causa della diffusione della pandemia. Un mese fa l’Isis è tornato a colpire l’Europa. Erano le 20 del 2 novembre quando a Vienna un uomo di origine macedone, Kujtim Fejzullai, apriva il fuoco nei pressi della sinagoga centrale.
Furono in totale sei i punti della città in cui vennero esplosi colpi che provocarono morti e diversi feriti. Lo stesso assalitore, che indossava un giubbotto esplosivo, fu abbattuto dalla polizia. Quell’attentato fu rivendicato dall’Isis, che resta il principale motivo di pericolo per l’Europa.
NATALE NEL SANGUE IN NIGERIA PER BOKO HARAM
L’allarme terrorismo è scattato anche a Natale. Nel giorno della vigilia i terroristi di Boko Haram hanno lanciato due attacchi in Nigeria, uccidendo almeno 12 persone e sequestrandone 7, tra cui un prete. La dinamica dell’assalto è sempre la stessa: arrivano a bordo di motociclette e mezzi pesanti sparando in aria e uccidendo a caso. Così seminano terrore e morte. Sono arrivati alle 17.30 della Vigilia di Natale, mentre gli abitanti, per la maggior parte cristiani, si stavano preparando alle celebrazioni. Si sono diretti subito verso la chiesa, incendiando auto, case e saccheggiando scorte di cibo che dovevano essere distribuite a Natale. Quando l’esercito è arrivato, due ore dopo, era ormai tutto finito. Ma è dall’inizio di ottobre che in Nigeria si assiste ad attacchi e rapimenti quotidiani rivendicati da Boko Haram e dall’Iswap, fazione jihadista dell’Africa occidentale che è fedele allo Stato Islamico. Solo nella settimana prima di Natale ci sono state più di 12 vittime e 50 sequestrati. I bersagli sono sempre gli stessi: scuole e chiese.
ALLERTA TERRORISMO ANCHE IN SVIZZERA
Ma il terrorismo è diventato un problema anche per la Svizzera. Lo ha spiegato Jean-Paul Rouiller, esperto elvetico di terrorismo al Geneva Centre for Security Policy. Intervendo ai microfoni di NZZ, ha spiegato che potrebbe sembrare un problema poco appariscente, invece è profondo. Quindi, invita la Svizzera a prendere consapevolezza del fatto che sul suo territorio potrebbero verificarsi attentati per mano di singoli individui, ispirati all’ideologia dell’Isis. Ha citato le aggressioni di Morges e Lugano, anche se non è ancora chiaro se si sia trattato di attentati. Ma gli autori hanno profili simili: avrebbero avuto contatti con persone e comunità legate ad organizzazioni terroristiche, oltre che scambi con combattenti stranieri dell’Isis. Pur precisando che i due fatti hanno suscitato poco clamore, se non a livello locale, Rouiller ha spiegato che sarebbe sbagliato, oltre che pericoloso, ritenere che la Svizzera sia poco “interessante” per gruppi terroristici come Isis e Al Quaida.