Nonostante siano passati più di 30 anni non si sono ancora completamente fermate le indagini sull’attentato a Costanzo organizzato – appunto – nel 1993 da alcuni esponenti di Cosa Nostra tra cui gli ex boss Totò Riina, Provenzano, Graviano, Brusca e Messina Denaro con alcuni sottoposti che non sono mai stati veramente identificati: l’ultimo filone di indagine – anticipato dalla redazione del Fatto Quotidiano – ricollegherebbe quanto accaduto al giornalista in via Fauro con l’omicidio che – nel 1985 – colpì il collega del Mattino Giancarlo Siani.



Una pista vagliata dalla DDA di Firenze che avrebbe ipotizzato come collegamento tra l’attentato a Costanzo e quello a Siani le misteriose figure di ‘Armando’ e ‘Maurizio’ citate da diversi pentiti e – nel frattempo – individuate, arrestate e processate dagli inquirenti: si tratterebbe di Armando Del Core e Luigi Baccante (conosciuto tra gli amici con il soprannome, appunto, di Maurizio), oggi in carcere in quanto – rispettivamente – esecutore e mandante dell’omicidio di Siani.



Prima di arrivare al presunto filo conduttore che ricollega i due ignoti all’attentato a Costanzo e alla morte di Siani – è importante sottolineare che un’eventuale conferma potrebbe riaprire i processi a carico dei due ex mafiosi portando ad una nuova condanna per l’accusa di ‘concorso in tentata strage‘; mentre pur essendo (sempre potenzialmente) colpevoli anche di favoreggiamento, si tratterebbe di un reato prescritto.

Nuove piste sull’attentato a Maurizio Costanzo: dai racconti dei pentiti emergono le figure di Armando e Maurizio

Tornando al punto: cosa c’entrano tali Armando e Maurizio con l’attentato a Costanzo? Per lo stato attuale delle indagini la risposta è tecnicamente nulla, ma d’altra parte la DDA fiorentina starebbe ricollegando – con non poca fatica – tutta una serie di confessioni e racconti raccolti dalla stagione delle stragi a questa parte e avrebbe scoperto che i due napoletani affiliati (o vicini, non è mai stato chiarito) al mini clan Nuvoletta sono finiti al centro di numerose ricostruzioni sulle persone che presero parte all’organizzazione dell’esplosione in via Fauro.



Il primo a parlarne – e a ricollegarli all’attentato a Costanzo – fu il pentito di Cosa Nostra Vincenzo Sinacori che raccontò di un (presunto?) meeting in quel di Palermo a cui “presero parte anche due napoletani, Ciro Nuvoletta ed un tale che si faceva chiamare Maurizio [che] si diceva avesse un passato di calciatore”. In quell’occasione lo stesso boss Riina “rivolgendosi a Maurizio ed a Ciro disse loro di mettersi a disposizione per qualsiasi necessità” e poco tempo dopo si decise di colpire il giornalista in quanto “Falcone e Martelli” erano obiettivi troppo protetti.

Organizzato l’attentato a Costanzo – raccontò sempre il pentito Sinacori – “mi recai a Napoli per contattare Maurizio, Ciro e Armando, ai quali dissi che avevamo bisogno di loto spiegandogli la situazione”, e poco dopo furono raggiunti a Roma solo da “Armando e Ciro”; mentre un’ulteriore conferma si avrebbe dal racconto del pentito Antonio Scarano che parlò di “due napoletani” che alloggiarono in quel di Roma con l’ex boss Messina Denaro.