Dopo gli attentati del venerdì alle moschee, l’Isis-K alza il tiro e effettua un nuovo sanguinoso attacco questa volta al più grande ospedale militare di Kabul. Almeno una ventina di morti e molti feriti. A compiere l’attentato un kamikaze a bordo di una motocicletta e altri tre uomini che hanno sparato con i mitra contro la folla. E’ la dimostrazione che i talebani non solo non sono in grado di controllare il paese, ma anche che rischiano di perdere questa guerra. Guerra che per essere condotta a questi livelli necessita di sostegno economico. Ai tempi del califfato una indagine del parlamento inglese aveva fornito documentazione che a sostenere l’Isis c’erano diversi paesi del Golfo Arabo.



Secondo il professor Rony Hamaui, docente dell’Università Cattolica di Milano, esperto di geopolitica e di finanza islamica, “la situazione non è cambiata. L’Afghanistan è un paese dall’importanza geo-politica molto grande, come dimostrano i tentativi di conquista nel corso dei secoli. Fa gola a molti e non è difficile mettendo insieme i vari pezzi capire chi possa sostenere una organizzazione terroristica come l’Isis che oggi non ha più neanche uno stato che gli permetteva di auto finanziarsi”.



In Afghanistan la situazione sicurezza sta precipitando sempre di più. L’Isis-K si sta dimostrando una forza militare di grande potenza. Come lei stesso ci diceva anni fa, dietro a Daesh c’erano diversi Paesi del Golfo Arabo. E’ così anche oggi?

Partiamo da una osservazione banale: l’Isis non ha più uno stato, un territorio fisico. Non ha più petrolio da estrarre, non ha più tasse da imporre sul terreno. Fare tutte queste attività terroristiche vuol dire avere bisogno di disponibilità economiche forti, per cui da qualche parte i soldi per metterle in atto devono venire.

Quindi siamo ancora alle prese con paesi come Arabia Saudita, Kuwait e Qatar?



Non ci sono dubbi. Quando hai uno stato è più facile, quando perdi questa connotazione qualcuno ti deve sostenere economicamente. Non ci sono prove al momento ma mettendo insieme tutti i pezzi del puzzle, la domanda è: chi può dare soldi all’Isis?

Già: chi?

Qualcuno che abbia un interesse politico strategico e militare e allora l’equazione si chiude così. Non ne abbiamo la certezza però questi attentati costano una sacco di soldi, non basta avere qualche volontario o i cosiddetti “lupi solitari” che colpivano e ancora lo fanno in Europa. Bisogna avere basi logistiche, armi, addestratori.

Lei parla di interessi politici, quindi la faida tra sunniti e sciiti ha una importanza relativa?

Come sempre la faida religiosa è solo la superficie. Sotto alla superficie ci sono interessi politici. Oggettivamente la parte religiosa serve da ideologia ma la parte sostanziale è sempre quella geo-politica.

L’Afghanistan a chi fa gola oggi? E per quali motivi?

L’Afghanistan è un paese di confine che è assolutamente fondamentale. Ha ingenti risorse minerarie e ha una popolazione non numerosa ma comunque di una certa sostanza. Confina con il Pakistan, con l’Iran, con la Cina, con le ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale. Insomma è un cardine strategico e geografico di fondamentale importanza. Quindi la conquista dell’Afghanistan interessa a tanti, qualcuno che non ama i talebani o preferisce qualcuno più vicino  a sé non è difficile trovarlo.

L’Iran in qualche modo è coinvolto in questo balletto di sangue?

L’Iran direttamente o indirettamente centra sempre. Ultimamente è apparso molto in silenzio, ma solo apparentemente. E’ impegnato in un negoziato molto complicato con gli Usa però è sempre un paese che da una parte o dall’altra deve stare. Non dimentichiamo anche che molti paesi del Golfo oggi si sentono molto ricchi grazie al prezzo del petrolio alle stelle. Versare qualche centinaio di milioni a fondazioni che trattano con i terroristi non gli costa molto. I soldi stanno girando in questi ultimi tempi.

I talebani si dimostrano sempre più incapaci di controllare il paese, prevede una lunga stagione di bombe e morti?

Temo di sì. Avrei quasi preferito che i talebani riuscissero a mantenere il controllo. Invece ci troviamo di nuovo con una terra di nessuno dove la guerriglia domina. Temo che i talebani non riescano a controllare il paese come dimostrano questi attentati. Ma non è una bella cosa.

No, infatti, un Afghanistan in mano all’Isis sarebbe un pericolo per tutto il mondo.

Già, i talebani fanno male alle donne e al loro popolo, l’Isis fa guerra all’occidente, la situazione è oggettivamente un bel guaio. Con il senno del poi gli Usa hanno fatto bene a togliersi da questa situazione incontrollabile.

(Paolo Vites)