LONDRA — Ancora una volta la capitale britannica è scossa da un attacco terroristico. Ancora una volta accade a London Bridge, sullo stesso ponte dove più di due anni fa, nel giugno 2017, tre terroristi uccisero otto persone guidando un furgone contro i passanti prima di sferrare un attacco armati di coltelli nel vicino Borough Market. Ancora una volta ci sono vittime, due morti e diversi feriti, e la gente torna ad avere paura. E ancora una volta ci sono state persone coraggiose, che si trovavano sul ponte in quel momento, che hanno messo a repentaglio la propria vita bloccando il terrorista prima dell’arrivo della polizia.



È quest’ultimo aspetto che colpisce particolarmente. Nella nostra società contemporanea individualista, di fronte a un evento spaventoso come un attacco armato contro persone inermi, non mancano episodi di eroismo. L’intervento di queste persone, forse lavoratori della City in pausa pranzo visto che mancava poco alle due, ha evitato altre vittime. Era accaduto anche nel 2017. Ignacio Echeverría, trentanovenne spagnolo emigrato a Londra, dove lavorava per una società finanziaria, era sceso dalla sua bicicletta per fermare uno dei tre terroristi che stava accoltellando una donna. Aveva solo uno skateboard con sé e ha usato quello contro il terrorista, che poi gli ha inferto coltellate mortali.



In un attacco precedente, quello di Westminster a marzo dello stesso anno, un parlamentare, Tobias Ellwood, si era precipitato in soccorso dell’agente Keith Palmer, accoltellato dal terrorista Khalid Masood, cercando di rianimarlo per diversi minuti.

L’attacco di ieri a London Bridge ha fatto tre morti, incluso il terrorista di cui, al momento in cui scrivo, non si conosce l’identità. Tutto è avvenuto molto velocemente, racconta chi si trovava lì, tanto che inizialmente sembrava si trattasse di una rissa. Un uomo, armato di almeno un coltello, ha attaccato diversi passanti per strada. Visto quanto accadeva, alcune persone sono corse a fermarlo e sembra che almeno uno sia stato gravemente ferito proprio nel tentativo di bloccarlo. Forse non si sono resi conto che l’uomo indossava una cintura esplosiva, poi rivelatasi falsa, o forse il rischio di un’esplosione non è bastato a trattenerli. La cintura esplosiva, o che tale sembrava, è stata invece notata subito dai poliziotti intervenuti in pochi minuti, sempre secondo le testimonianze. Questo spiega perché nei video girati da testimoni con i telefonini e subito circolati sui social media si vedono i poliziotti armati allontanare i passanti che avevano bloccato a terra il terrorista. Misura necessaria di fronte al pericolo di una bomba. E sempre per questo motivo, alcuni secondi dopo, un poliziotto ha sparato al terrorista, uccidendolo.



Probabilmente nei prossimi giorni emergeranno dettagli su queste persone che si sono lanciate in difesa di altre, senza temere l’aggressore armato: chi sono, dove lavorano, cosa hanno pensato in quel momento. In un video, per esempio, si vede un passante in giacca e cravatta tenere in mano un lungo coltello da cucina, evidentemente strappato al terrorista, mentre si allontana dopo l’arrivo della polizia (che probabilmente gli ha urlato di allontanarsi perché c’era il pericolo di un’esplosione).

Un altro video mostra un uomo in jeans bloccare a terra il terrorista, corpo a corpo, fino a che un poliziotto non lo allontana. Tutto in pochi secondi, prima degli spari. Il sindaco di Londra, Sadiq Khan, e anche il primo ministro Boris Johnson, hanno lodato il coraggio di queste persone. Johnson ha detto che sono “il meglio del nostro paese”.

La chiusura della stazione di London Bridge, che è un hub dove arrivano e da dove partono moltissimi treni usati dai pendolari della City, ha causato enormi problemi logistici per le centinaia di persone che dovevano tornare a casa dal lavoro. Le autorità hanno fretta di tornare al “business as usual”, anche per evitare che Londra venga percepita come una città insicura.

Per una sera, conservatori e laburisti hanno sospeso la campagna elettorale, ma il tema della sicurezza tornerà a farsi sentire nei prossimi giorni. Gli abitanti di Londra digeriranno questo ennesimo episodio di violenza e cercheranno di tenere a bada la paura. Del resto, bisogna continuare la vita di sempre. Al tempo stesso, però, vogliono risposte. Chi era il terrorista? Ha agito da solo o ci sono in giro dei fiancheggiatori? La sua cerchia di persone era al corrente? Era monitorato o no dai servizi d’intelligence?

Gli investigatori cercheranno risposte, ma è sempre difficile prevenire questo tipo di attacchi, soprattutto se si tratta di persone che agiscono con coltelli o furgoni, un modus operandi “low-tech” che necessita di pochissima logistica e comunicazione.