È sera tarda alla periferia di Mosca, una automobile attende Aleksandr Dugin, considerato uno degli ideologi di Vladimir Putin, e la figlia Darya. Escono da un evento pubblico in sostegno delle loro idee, quel movimento ultra-tradizionalista che invoca la rinascita dell’impero russo e la sconfitta del mondo occidentale. Per qualche motivo sconosciuto, il padre decide all’ultimo secondo di salire su un’altra vettura. La figlia accende il motore e l’auto salta in aria, uccidendola all’istante.
In un drammatico filmato amatoriale si vede il padre mettersi le mani nei capelli quando vede cosa è successo. L’auto sulla quale viaggiava Darya Dugina era una Toyota Land Cruiser Prado, di proprietà del padre, ed era stata minata. L’esplosione, riferisce la Tass, è avvenuta nell’area di Bolshiye Vyazemy, nella periferia di Mosca. “Se la pista di Kiev è confermata, si tratta di terrorismo di Stato” ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova.
Secondo Stefano Piazza, giornalista, saggista, esperto di terrorismo da noi intervistato “le piste possono essere molteplici: Kiev, dissidenti russi contrari alla guerra, islamisti ceceni da sempre in guerra contro Mosca”. Esclude la presenza dei servizi segreti americani o inglesi, ma avverte: “Siamo solo all’inizio e Putin lo sa: quando una guerra si prolunga cominciano gli atti terroristici”.
Che idea si è fatto al momento di questo attentato?
Bisogna essere molto cauti prima di attribuire una firma. Ci sono tre possibili piste a mio parere. Quella ucraina messa in atto dai servizi segreti o da qualche squadra speciale, quella di un lupo solitario sempre a sostegno dell’Ucraina – non dimentichiamoci il famoso discorso di Dugin quando in televisione disse che gli ucraini andava sterminati tutti – e quindi per vendetta, o qualche gruppo islamista ceceno che combatte contro la Russia. Ci sono due milizie cecene in attività. Non va trascurata neppure la pista interna, qualcuno che vuole mandare un messaggio a Putin.
Appunto, un messaggio a Putin: deve temere per la sua vita?
Dall’inizio della guerra Putin vive in bunker. Va detto che il ruolo di Dugin secondo me è sopravvalutato, il presidente russo ha ben altre personalità alle quali si appoggia.
Colpire un generale o un ministro sarebbe stato ben più difficile; Dugin sembra non avesse neanche una scorta armata, è così?
Certo, colpire personalità vicine a Putin o Putin stesso è ovviamente molto difficile anche se sono stati fatti dei tentativi in precedenza con alti dirigenti. Quello che colpisce è che nella macchina dove viaggiavano sia stato messo un ordigno esplosivo senza apparenti difficoltà. Il messaggio è: attenti, possiamo arrivare ovunque.
Infatti un amico di Darya Dugina ha detto esplicitamente: non ci sono più luoghi sicuri in Russia. Quello che fa scalpore è quante volte gli uomini di Putin abbiano cercato di uccidere Zelensky senza riuscirci, mentre adesso gli ucraini, se sono stati loro, arrivano tranquillamente a colpire a Mosca.
Credo che sia solo l’inizio. Chi ha buona memoria si ricorda cosa fecero i ceceni durante la guerra nel loro paese, decine di attentati e stragi anche a Mosca. Quando una guerra si prolunga poi inizia sempre il terrorismo. La verità è che l’invasione dell’Ucraina è stata un clamoroso errore, vediamo come da una settimana in Crimea i russi sono diventati obiettivo militare. Gli ucraini si stanno riorganizzando, sono armati fino ai denti e questo tipo di episodi sono l’inizio. Putin sa benissimo che dovrà vedere autobus, teatri, metropolitana saltare in aria. Questa è la guerra ed è una guerra che ha scatenato lui.
Secondo lei sono coinvolti anche i servizi segreti occidentali, americani o inglesi?
No, direi proprio di no. Nessuno si sporca le mani in una cosa del genere. Gli ucraini possono fare da soli, sa quanti di loro sono tranquillamente in giro in Russia? Una pista interessante però potrebbe anche essere legata a dei russi contrari alla guerra. Ma escludo assolutamente la pista dei servizi occidentali.
Che scenario prevede?
Adesso vale tutto. Il terrorismo è una delle armi con le quali gli ucraini continueranno a resistere, se Putin non lo sa è perché non ha imparato le lezioni della storia del suo Paese.
(Paolo Vites)
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