Un commando di quattro persone in azione in una sala da concerto che ne conteneva migliaia. Hanno sparato con fucili automatici, mitragliatori e probabilmente gettato almeno una bomba, uccidendo 62 persone (con 150 feriti) e incendiando il tetto dell’edificio, al quale sono stati provocati ingenti danni. L’attentato alla Crocus City Hall, che si trova a nord-ovest di Mosca, sarebbe stato commesso da terroristi islamici: c’è stata una rivendicazione dell’ISIS, avvalorata anche da fonti di intelligence USA.
Ne abbiamo parlato con Vincenzo Giallongo, generale dei carabinieri in congedo con al suo attivo missioni in Iraq, Kuwait, Albania e Kosovo. Giallongo era in servizio a Nassiriya (Iraq) durante l’attentato contro la base italiana White Horse, il 12 novembre 2003. Fin da subito, il tragico episodio di ieri sera ha richiamato alla mente un fatto analogo per certi versi: l’incursione nel teatro Dubrovka di Mosca da parte di terroristi ceceni nel 2002.
Gli aspetti da chiarire sono tanti, un furgoncino sospetto con una vecchia targa ucraina, l’identità dei terroristi fuggiti su un’auto. E la paura che non sarà l’unico episodio del genere.
Generale, l’ISIS ha rivendicato. Viene subito in mente l’attentato dei ceceni nel teatro Dubrovka di Mosca del 2002.
Quando ho sentito dell’attentato, immediatamente ho pensato al precedente che vide protagonisti i ceceni. Il sistema è quello: una sala per gli spettacoli gremita di gente. Diventa facile imitarli. Sì, c’è stata una rivendicazione da parte dell’ISIS, che comunque va verificata. Ci sono gruppi islamici che si sono auto-accusati solo per avere notorietà. Ci vorranno giorni prima di avere certezze.
Intende dire che siamo ancora nel campo delle ipotesi?
Il dubbio che non siano loro mi rimane.
A che cosa ha pensato quando ha saputo la notizia?
Ad essere sincero ho avuto qualche dubbio che si trattasse di un attentato eseguito da estremisti islamici. Ci sono elementi che potevano far pensare a qualche gruppo ucraino che vuole portare la guerra in casa dei russi. Quello che può far pensare a un attentato fatto da ucraini che vivono in Russia è che i servizi segreti ucraini sono molto forti, anche per il supporto di quelli occidentali. Le ipotesi, comunque, possono essere almeno due.
Gli USA, però, si sono affrettati subito a dire che Kiev non c’entra niente e anche lo stesso Zelensky ha rincarato la dose: ha dichiarato che non sono stati loro. Non vale come smentita?
John Kirby, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, se n’è subito uscito dicendo che non c’è nessun coinvolgimento degli ucraini. Allo stesso tempo, due settimane fa, l’ambasciata americana aveva messo in guardia dal rischio di attentati a Mosca. Come facevano a saperlo? Potrebbe essere perché hanno contatti con i servizi segreti ucraini. Kiev, vistasi in difficoltà nel conflitto, potrebbe aver deciso una strategia diversa, quella di portare la guerra in casa dei russi, cercando di destabilizzare Putin, seminando la paura tra la gente. Se questa ipotesi fosse vera, gli americani non potevano mettere in difficoltà gli ucraini indicandoli come loro fonti, ma avrebbero comunque avvisato i moscoviti perché l’attentato poteva essere di una certa consistenza.
Rivendicazione a parte, non potrebbe essere, invece, un episodio riferibile al terrorismo islamico nazionalistico che ha attecchito in aree russe di fede musulmana?
Chi lo potrebbe fare in questo momento? Anche a questa ipotesi, in subordine a quella dello Stato islamico, potremmo teoricamente attribuire comunque qualche possibilità.
Anche i corpi volontari che sostengono l’Ucraina e che agiscono in territorio russo hanno subito preso le distanze, mentre i servizi segreti ucraini hanno parlato di provocazione di Putin. Al di là della propaganda, chi sono materialmente i terroristi che sono entrati in azione?
Non credo che siano dei professionisti, almeno se guardiamo come erano vestiti: quelli che hanno addosso non sono tute mimetiche; uno ha dei pantaloni bianchi, un altro la tuta da ginnastica. Non è un contingente militare equipaggiato. Hanno le scarpe da ginnastica. Da come sono vestiti, penso che siano dei dormienti, persone che erano sul territorio. Gli americani, in occasione dell’allarme del 7 marzo, avrebbero potuto indicare come responsabili dell’attentato i terroristi islamici; potevano tirare subito fuori dai guai gli ucraini. Invece, la smentita l’hanno fatta adesso. Questo mi lascia un po’ perplesso.
I russi come reagiranno?
Possono sguinzagliare i servizi segreti, consultare gli archivi di possibili fiancheggiatori del mondo islamico, quelli che si occupano della logistica. Un attentato così, però, è difficile da sventare, individuandone il momento esatto. Possono arrivare segnali ma non è semplice avere delle coordinate più precise. Un attentato come questo, chiunque l’abbia fatto, gioca a favore di Putin. Compatta attorno a lui tutti i russi, anche se di idee diverse. Nessuno può parteggiare per chi uccide giovani e bambini inermi. Diverso è invece quando si fanno attentati a basi militari o a infrastrutture. Putin potrebbe anche più facilmente chiamare a quella mobilitazione generale per arruolare nuovi soldati che molti si aspettano come imminente.
(Paolo Rossetti)
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