Sotto Natale aumenta il rischio di un attentato, a maggior ragione dopo lo scoppio della guerra tra Israele e Hamas a Gaza. Non è casuale la scelta della commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson, di abbandonare ogni forma di precauzione istituzionale per evitare allarmismi. Nei giorni scorsi ha apertamente parlato dell’innalzamento del rischio terrorismo, sollecitando l’aumento delle attività di controllo da parte dell’intelligence e delle forze di polizia. Il conflitto in Medio Oriente, infatti, ha fatto riemergere diversi casi di radicalizzazione violenta di matrice jihadista in Europa. Quindi, siti turistici e luoghi di culto sono ora potenziali bersagli. In Italia a inizio dicembre sono stati arrestati due cittadini di origine pachistana, residenti a Brescia, con l’accusa di attività di proselitismo online con diffusione di contenuti inneggianti al jihad.
Anche i mercatini di Natale, simbolo non solo della religione cristiana ma della stessa cultura di molti paesi europei, sono un potenziale bersaglio per il terrorismo. Lo dimostrano anche la notizia di ieri lanciata dalla Bild riguardo le mire di una cellula jihadista che pianifica attentati in Austria, Germania e Spagna. I segnali sono tanti. Tra questi le dichiarazioni del direttore dell’agenzia di intelligence interna francese (DGSI), il quale ha evidenziato che in questo periodo la propaganda dello Stato Islamico sul web sta riguadagnando spazio e attrattiva soprattutto sui giovani. Il rischio è che in questo periodo di massima allerta di attentato, i lupi solitari potrebbero essere più facilmente spronati, se non addirittura autoconvincersi, ad agire. La fase preparatoria, anche di un attentato a Natale, sarebbe ridotta all’osso, quindi anche individui non addestrati all’uso di esplosivi o armi da fuoco possono essere considerati molto pericolosi.
ALLARME ATTENTATO A NATALE: LE CONTROMOSSE IN ITALIA
Con l’allarme attentato a Natale così elevato a livello europeo, anche l’intelligence e le forze dell’ordine in Italia hanno rafforzato le misure per contrastare il terrorismo, sia nel mondo reale sia sulla rete. Infatti, è aumentata la sicurezza presso gli obiettivi ritenuti più sensibili. Oltre ai mercatini di Natale, sono maggiormente controllati luoghi di culto come chiese, sinagoghe e moschee, visto che si è registrato un aumento di casi di islamofobia in Europa, insieme all’aumento di casi di antisemitismo dopo lo scoppio della guerra in Medio Oriente. Sono stati rafforzati i controlli alle stazioni e alle varie frontiere, visto che il ministero dell’Interno ha deciso di ripristinare i controlli al confine con la Slovenia. Ulteriori controlli nelle carceri, che sono luogo di aggregazione di radicalizzati e persone di facile proselitismo.
Come rimarca Formiche.net, importante è anche il monitoraggio sul web e dei canali social usati per la propaganda estremista. Oltre alle agenzie di intelligence e delle forze dell’ordine, tra cui la Polizia postale e delle comunicazioni, è coinvolta l’Internet Referral Unit, che coordina le operazioni antiterrorismo sul web dei Paesi dell’Ue e fornisce attività di analisi sul fenomeno. Infatti, è stata incrementata la sinergia con i vari provider internet, mentre il Parlamento europeo nel 2021 ha potenziato gli strumenti di rimozione dei contenuti online che inneggiano al terrorismo, con le piattaforme che hanno solo un’ora per ottemperare alle richieste di Europol sul materiale segnalato.
COME STA AGENDO IL TERRORISMO IN EUROPA
Con la guerra in Medio Oriente, sono cresciuti i fronti dell’allarme terrorismo. Il 16 ottobre due svedesi sono stati uccisi a Bruxelles dal tunisino Abdesalem Lassoued in un attacco rivendicato dallo Stato Islamico e condotto da un radicalizzato. Il 2 dicembre c’è stata una nuova vittima, stavolta un turista a Parigi. A colpirlo un francese di origine iraniana, convertito all’Islam, mosso da problemi mentali ed estremismo. A novembre, invece, in Brasile tre persone sono state arrestate, di cui due arrivate dal Libano, col sospetto di aver raccolto informazioni su possibili bersagli israeliani ed ebraici. Erano ritenuti “esploratori” ingaggiati da reclutati vicini a fazioni filoiraniane. Peraltro, il quadrante sudamericano, come evidenziato dal Corriere della Sera, è ricco di sponde e complicità. Invece, i servizi ciprioti hanno fermato, con l’aiuto del Mossad, una coppia di persone mandate forse in avanscoperta da una rete riconducibile alla Divisione Qods dei pasdaran iraniani.
Le ultime notizie raccontano di operazioni in Danimarca, Olanda e Germania, con numerosi fermi. In particolare, la retata tedesca ha riguardato un egiziano e un paio di libanesi che avrebbero ammesso di sostenere Hamas. Si erano attivati però prima della crisi a Gaza. Hamas, però, ha storicamente concentrato la sua lotta a livello locale, evitando di portarla all’estero, perché avrebbe poco da guadagnare aprendo il fuoco in Europa. Il rischio però è che si ritorni agli anni ’70-’80, quando israeliani e palestinesi si combattevano in Europa. Non va poi sottovalutata l’iniziativa di nuclei e singoli non associati al movimenti e i piani dei militanti. Infine, ci sono altre incognite: dai seguaci del Califfo e al Qaeda alle milizie sciite ispirate dall’Iran.