L’attentato a Giovanni Paolo II del 13 maggio 1981 è un evento entrato nella storia per più di un motivo e che, in un’ottica di fede, fa pensare alla materna protezione della Madonna di Fatima per il pastore della Chiesa universale. Non erano nemmeno passati tre anni dall’elezione al soglio pontificio di Karol Wojtyla e già il carisma straordinario di Giovanni Paolo II aveva affascinato il mondo intero, anche grazie al gran numero di viaggi apostolici che il giovane e sano Papa (stava per compiere 61 anni) aveva già svolto in diverse nazioni, compresa la sua Polonia.



Certamente Giovanni Paolo II dava fastidio ai regimi comunisti che allora soggiogavano l’Europa Orientale oltre ovviamente all’Unione Sovietica. Vi sono dunque presumibilmente i servizi segreti del blocco sovietico, anche se la questione è ancora dibattuta (fu implicato direttamente il KGB?) dietro all’attentato a Giovanni Paolo II, che però da possibile tragedia è diventata storia di grazia, come si accennava forse grazie alla mano invisibile della Madonna di Fatima, più potente degli intrighi e del male degli uomini.



I mandanti, chiunque essi fossero, si affidarono a un cecchino noto per non sbagliare mai, il turco Alì Agca, killer professionista che faceva parte del gruppo estremistico dei Lupi grigi. Per Agca, anzi, quello avrebbe dovuto essere un incarico tecnicamente piuttosto semplice, perché in occasione della Udienza generale in programma nel pomeriggio di mercoledì 13 maggio 1981 era previsto il consueto passaggio di Giovanni Paolo II in piazza San Pietro, tra la folla dei fedeli.

ATTENTATO A GIOVANNI PAOLO II: IL RUOLO DELLA MADONNA DI FATIMA

Alì Agca dunque poté sparare da brevissima distanza alle ore 17.22: i suoi colpi raggiunsero l’addome del Papa, perforando varie volte il colon e l’intestino tenue. La notizia dell’attentato a Giovanni Paolo II fece subito il giro del mondo, ma tutto andò per il meglio. Trasportato al vicino Policlinico Gemelli, il Papa perse conoscenza durante il tragitto. Fu quindi sottoposto a un intervento chirurgico d’urgenza durato 5 ore e 30 minuti, per trattare la massiccia perdita di sangue e le ferite all’addome, riuscendo a sopravvivere.



La convalescenza fu lunga e difficile per Giovanni Paolo II, anche a causa di una grave infezione da cytomegalovirus, ma il piano criminale non ebbe successo. Lo stesso Pontefice santo, nel libro Memoria e identità, scrisse: “Potrei dimenticare che l’evento in Piazza San Pietro ha avuto luogo nel giorno e nel momento in cui la prima apparizione della madre di Cristo per i pastori è stato ricordato per 60 anni a Fatima, Portogallo? Ma in tutto quello che mi è successo quello stesso giorno, ho sentito che la straordinaria protezione materna e attenta si rivelò essere più forte del proiettile mortale”.

Un killer turco assoldato probabilmente dai servizi segreti di un Paese del blocco comunista evidentemente non aveva considerato tra le “variabili” la protezione della Madonna di Fatima sul Papa Giovanni Paolo II e lo stesso Alì Agca in seguito ha riflettuto su questo aspetto.

ATTENTATO A GIOVANNI PAOLO II: I TORMENTI DI ALÌ AGCA

Indro Montanelli infatti qualche anno più tardi riferì quanto Giovanni Paolo II gli aveva raccontato del suo colloquio con l’attentatore: “Di una cosa mi resi conto con chiarezza: che Ali Ağca era rimasto traumatizzato non dal fatto di avermi sparato, ma dal fatto di non essere riuscito, lui che come killer si considerava infallibile, a uccidermi. Era questo, mi creda, che lo sconvolgeva: il dover ammettere che c’era stato Qualcuno o Qualcosa che gli aveva mandato all’aria il colpo“.

Proprio così, Qualcuno o Qualcosa che gli aveva mandato all’aria il colpo, che come abbiamo visto non era nemmeno tra i più difficili tecnicamente per un “professionista”, grazie alla possibilità di avvicinarsi molto all’obiettivo dell’attentato. Giovanni Paolo II aggiunse che Alì Agca ignorava che il 13 maggio fosse il giorno della Madonna di Fatima. Esattamente un anno dopo l’attentato, il 13 maggio 1982, Giovanni Paolo II fece la sua prima visita al Santuario di Fatima, per ringraziare la Vergine per averlo salvato. Il Santo Padre offrì uno dei proiettili che lo colpirono al Santuario ed esso fu incastonato nella corona della Vergine.

Difficile dire se proprio a questo attentato a Giovanni Paolo II si riferisca il terzo segreto di Fatima, dal momento che vi sono significative differenze con il racconto di suor Lucia, tuttavia non è necessario questo per la “protezione” della Madonna. Come minimo, qualcosa di misterioso nello “sbaglio” commesso dall’attentatore ci fu…