Superficialità, scarso controllo e pianificazione dei possibili pericoli, mancanza di coordinamento tra forze di polizia e intelligence. In occasioni come quella dell’attentato fallito a Donald Trump, è prassi comune che sui tetti non ci debba essere nessuno, che ci sia il divieto di sorvolo, che l’area sia controllata da droni. Ma in questo caso non si può dire che le procedure siano state applicate alla lettera. Anzi. L’episodio in cui il candidato repubblicano alla presidenza ha rischiato di perdere la vita, spiega Stefano Piazza, giornalista e scrittore, esperto di terrorismo e sicurezza, è emblematico di tutti gli errori che potevano essere commessi in un caso del genere. Non per niente il Secret Service, l’agenzia governativa che si occupa della protezione del presidente, del vice e degli ex presidenti, dunque anche del tycoon, è stata messa sotto indagine.



Eppure l’attentatore, che non ha ucciso Trump ma è comunque responsabile della morte di uno spettatore, era conosciuto come estremista di destra e doveva essere attenzionato come personaggio pericoloso. Per capire come e perché ha agito, ora è indispensabile comprendere come il ventenne Thomas Matthew Crooks abbia pianificato tutto.



Come è possibile che un uomo, a quanto pare niente affatto esperto, abbia potuto agire indisturbato per attentare alla vita di Trump?

Ci sono una serie di aspetti che vanno analizzati. In occasione di questi grandi comizi, dove ci sono personalità importanti e divisive come Donald Trump, vengono predisposte tutta una serie di attività propedeutiche da svolgere nelle settimane precedenti: l’individuazione dei personaggi che in quell’area hanno dato problemi, della gente schedata e che ha minacciato il candidato. Queste persone solitamente vengono fermate, con scuse a volte risibili, e allontanate per un certo periodo di tempo, una settimana o dieci giorni.



Thomas Matthew Crooks rientrava in questi profili?

L’attentatore era una persona che doveva essere attenzionata e portata da un’altra parte. Si tratta di attività riservate, ma che si fanno da sempre. Stavolta no. L’area del comizio, comunque, era molto vasta, in campo aperto, andavano messi più uomini e più tiratori. È mancato il coordinamento fra la Polizia locale e il Secret Service. Questa vicenda è il manuale della malpratica della sicurezza di un candidato alla presidenza USA. Sono stati commessi tutti gli errori possibili. Poi lassismo, superficialità, scarsa attenzione hanno fatto sì che anche quando è arrivata la segnalazione di una persona sospetta, come è successo, nessuno si è preso la briga di andare a controllare.

Un atteggiamento del genere da parte dell’intelligence vuol dire anche che non avevano avuto nessun sentore che si potesse verificare una cosa del genere?

Fermare un lupo solitario è sempre difficile. Ed è ormai assodato che Crooks abbia agito da solo. Bisognava impedire che fosse presente al comizio. Era conosciuto per essere un estremista di destra, iscritto a diverse associazioni pro-armi. Niente di strano e improvviso.

Non è proprio l’identikit di un possibile attentatore alla vita di Trump. Come si spiega?

Questo ragazzo era un esaltato e anche tra i supporter di Trump c’è di tutto e di più. Negli USA, come è noto, le armi si possono comprare senza problemi: a casa aveva anche dell’esplosivo.

Ma l’acquisto di armi o, per esempio, in questo caso, di esplosivo, sono almeno tracciabili? Si può sapere che una persona le ha comprate?

Il fucile utilizzato per l’attentato era stato acquistato dal padre, l’esplosivo non si sa ancora chi lo abbia comprato. L’America profonda, non quella delle grandi città ma di aree rurali come Pennsylvania, Ohio o Minnesota, è completamente diversa da quello che ci possiamo aspettare, ci vivono anche personaggi improbabili. Le armi si reperiscono con grande facilità, basta andare da Walmart. Il problema principale in questo caso è che c’è stata una scarsa attività di intelligence precedente per identificare i sospetti, c’è stata disorganizzazione. Trump è stato fortunato, non è morto per questione di millimetri.

Il Secret Service che tipo di attività svolge?

È un’agenzia del governo che in questo caso si occupa della sicurezza del presidente, protegge i leader. Lo fa con presidente, vicepresidente, candidati, che vengono protetti non solo nelle manifestazioni come questa. La protezione riguarda pure i familiari, i parenti.

Essendo un’agenzia governativa si può porre anche il problema della sua gestione dal punto di vista politico?

Non c’è nessuna responsabilità politica. Qui la politica non c’entra. È stata ordinata un’indagine sull’operato del Secret Service, ma si tratta di una questione esclusivamente “tecnica”, relativa al malfunzionamento della macchina operativa.

L’arma usata, il fucile AR-15, è comune?

Sì, è abbastanza comune. Il costo è a partire da 500 dollari ed è stata utilizzata in diverse stragi in America: è facilmente acquistabile. Il ragazzo che l’ha imbracciata non era addestrato, se lo fosse stato avrebbe colpito Trump con conseguenze molto più gravi. Non è stato in grado di farlo anche se era un bersaglio praticamente immobile, probabilmente si è fatto prendere dall’agitazione. Alla fine, una volta che lo hanno visto sul tetto, un cecchino gli ha sparato.

Non è strano che anche le persone piazzate per la sicurezza non lo abbiano notato?

È possibile che nella confusione lo abbiano scambiato per uno di loro, aveva una mimetica e una maglietta grigia.

Ora verranno ridotti anche gli eventi elettorali?

Adesso ci sarà la Convention repubblicana. La lezione l’hanno imparata, Trump sarà iper-protetto.

Alcuni esperti dicono che controllare un luogo chiuso è più facile rispetto a un luogo aperto come quello teatro dell’attentato. È così?

C’è gente, come il fratello di John Kennedy, Robert, che è stato ucciso in un albergo. La verità è che quando ci sono tante persone che si muovono e c’è confusione, è possibile che qualcosa possa sfuggire.

Quali sono i punti ancora da chiarire? Riguardano anche le motivazioni?

Sta tutto nella pianificazione; bisogna capire come Crooks sia potuto arrivare lì nonostante fosse schedato.

(Paolo Rossetti)

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