Butler, Pennsylvania. Un’altra tappa nella sinistra storia politica di un Paese, l’America, che non riesce a trovare una strada verso la democrazia che non sia cosparsa di violenza e sangue. Hanno sparato a Trump, lo hanno ferito all’orecchio. Pare sia stato un giovane di lì. Non importa tanto il perché, non interessano neanche quelle conspiracy theories che staranno sicuramente cominciando a fioccare ed è in inaccettabile francobollare quel che è successo con un pilatesco “Chi semina vento raccoglie tempesta”. Quegli spari erano per uccidere e una vita umana, fosse anche quella del più odiato personaggio politico, presuntuoso e violento che sia, vale più di tutte le stelle del firmamento. Appena pochi centimetri e anche Donald Trump si sarebbe aggiunto alla lunga lista di vittime di questo assurdo modo di intendere e vivere la partigianeria politica. Una lista che si apre con Abraham Lincoln e non sembra avere nessuna intenzione di chiudersi. Da John a Bob Kennedy, da Martin Luther King a chi, come Ronald Reagan, se la scampò.



È successo, era successo, quindi può succedere di nuovo. Non voglio dire che me lo aspettassi, ma quasi. Nella testa di qualcuno come questo giovane della Pennsylvania che ha sparato, ferito e ucciso, l’unico modo per rimediare alla caduta libera del candidato che si sostiene è togliere di mezzo il rivale. Con tutta la solitudine e violenza che ci sono nel Paese, perché stupirsi? Non ci sono i buoni cattivi, ci sono solo esseri umani soli e quindi facile preda dei pensieri e delle azioni di questo mondo.



Così Donald Trump esce da questo sabato di follia ferito, sanguinante, e con un certificato di martirio che ne accresce il consenso e la stima popolare. L’iconografia americana si arricchisce di una nuova immagine, quella di Trump portato in salvo, il volto insanguinato, il pugno levato al cielo, il volto fiero pieno di certezza e senza ombra di paura. Il tutto sotto l’abbraccio di una grande bandiera americana. Quasi fosse una nuova Iwo Jima.

God bless America,  che Dio benedica l’America e chi è chiamato a guidarla. Chiunque egli sia.

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