Alle 18:30 ora locale, sabato 13 luglio, durante un comizio della città di Butler (Pennsylvania) – uno degli Stati che giuoca un ruolo chiave nelle elezioni presidenziali – Donald Trump è sfuggito miracolosamente ad un attentato assai simile a quello di John Kennedy. Diversi spari, un cecchino su un tetto poi ucciso dagli uomini del Secret Service. L’ex presidente si porta la mano all’orecchio, si butta a terra dietro il podio, immediatamente diversi agenti lo coprono con i loro corpi. Quando si rialza lo portano via, ma lui si divincola e con il pugno alzato grida tre volte “Fight” (lottate). Semplicemente sfiorato da un colpo che due centimetri più in là sarebbe stato certamente mortale.



Mentre lui era a terra si sono sentiti altri colpi secchi, che in diretta a RaiNews24 Gianni Riotta e Antonio Di Bella hanno detto sembrar provenire da un fucile di piccolo calibro, il che potrebbe spiegare l’imprecisione del tiro. Non può non colpire il fatto che l’attentatore sia stato immediatamente ucciso (così non si saprà mai se è stato un gesto solitario o con dei mandanti). Anche in questo caso c’è una similitudine con l’uccisione di Oswald, che molte ricostruzioni non ufficiali hanno smentito essere il reale attentatore di Kennedy, visto che hanno sostenuto esserci stati otto diversi agenti a sparare.



È chiaro che questo attentato mancato darà inizio ad altri colpi di scena drammatici, per cui la campagna elettorale, già complicata dalla richiesta a Joe Biden di farsi da parte – richiesta proveniente da una parte importante del partito democratico – si svolgerà in un clima di tensione crescente.

Sicuramente a Trump tornerà facile presentarsi come un martire da eliminare fisicamente vista la difficoltà di eliminarlo elettoralmente. Lo stesso Di Bella ha ammesso che il vantaggio nei sondaggi di cui oggi Trump gode (finalmente un giornalista autorevole lo ammette a chiare lettere) potrebbe raddoppiare grazie all’immagine di un presidente che si è dimostrato indomito e coraggioso in un momento così drammatico, a fronte di un Biden che ha perso varie volte la bussola in un dibattito televisivo.



Dal punto di vista della comunicazione, come non ricordare che una scena quasi identica l’abbiamo vista nell’indimenticabile film di Robert Altman Nashville del 1975, dove viene uccisa una famosa star del country che supportava un candidato presidente. Il film termina con un’altra aspirante cantante che sale sul palco che si sta svuotando, per inseguire un suo momento di gloria intonando un pezzo che resterà famoso per il clima surreale in cui veniva eseguito: It don’t worry me (“Non me ne preoccupo”).

La stessa atmosfera surreale suscitata dagli incredibili commenti di Obama, Pelosi e dello stesso Biden: “In America non c’è posto per questa violenza”. Sic. E tutte le stragi nei supermercati e nelle scuole, per non parlare di quelle all’estero? Quasi tutte fatte con lo stesso fucile AR usato questa sera, definito proprio il fucile dell’America, noto per non essere particolarmente preciso da lontano, visto che il tetto dell’attentatore distava 150 metri dal palco.

La BBC riferisce inoltre che diversi testimoni hanno informato gli agenti dei servizi di un tizio appostato sul tetto, senza che i servizi prendessero alcun provvedimento. Per poi salire e farlo fuori invece di arrestarlo. Prepariamoci, ne  nasceranno tutte le speculazioni possibili.

Resta il fatto che nella campagna si combattono due Americhe che si riconoscono sempre meno l’una nell’altra, così come avviene nei sostenitori dei due partiti in tutto il mondo. Con lo spettro di un Deep State che, oramai è chiaro, governerebbe i governanti, manovrando l’economia e la comunicazione.

Una prova? Su Netflix si può vedere da poco Civil War, l’ultimo capolavoro di Alex Garland, che – come ha scritto Giulio Zoppello su Wired – “spiega come un credo, qualsiasi credo o supposto tale, con la polarizzazione moderna di opinioni e l’incapacità della politica di farsi strumento in grado di prevenire e sopire la conflittualità, possano far tornare l’America ai tempi di Lincoln, dei guerriglieri di Quantrill e di Gettysburg”.

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