Per evitare un attentato al G20 è stato messo a punto un maxi-dispositivo di sicurezza per il quale Roma è stata praticamente blindata. A spiegare come viene impostata la difesa dei Capi di Stato e di governo è Carlo Biffani, esperto di sicurezza degli scenari e dei rischi connessi. Bisogna partire da un presupposto: c’è un dispositivo misto a protezione dei grandi del pianeta, composto da una aliquota che fa parte delle forze di sicurezza del loro paese e da una fornita dal paese ospitante l’evento. Quest’ultima, per motivi di territorialità, opportunità e rispetto, si fa carico della difesa ravvicinata della personalità. “In genere, la dottrina prevede dispositivi che sono organizzati per cerchi concentrici”, ha dichiarato Biffani ad Agi.
Il ‘primo cerchio’ è quello che si occupa della sicurezza fisica del Capo di Stato o di governo; quindi, è a contatto diretto con lo stesso. Ad agire sono i Nocs della Polizia di Stato e il Gis dei Carabinieri. “Questi uomini sono anche particolarmente addestrati per quanto attiene alle attività di contro-terrorismo”, ha aggiunto Biffani.
PIANO PER EVITARE ATTENTATO AL G20
Niente ovviamente viene lasciato al caso, soprattutto il corteo, al termine del quale c’è un suv con il portellone posteriore aperto al cui interno c’è un operatore col volto coperto e una mitragliatrice leggera in dotazione. Fa parte del Counter Assault Team, che in caso di attentato ha il compito di neutralizzare la minaccia, mentre il restante dispositivo deve allontanare il Capo di Stato dalla scena dell’attacco il più rapidamente possibile. “Tutte e due le aliquote, ovvero quella – nel caso del presidente americano – statunitense e italiana, contribuiscono alla realizzazione del sistema, anche con i due dispositivi di Cat”, ha spiegato Carlo Biffani all’Agi. La preparazione e l’organizzazione che sono dietro al piano anti attentato al G20 sono a dir poco complesse. Le procedure vanno uniformate, bisogna studiare i percorsi, occuparsi anche della sicurezza delle comunicazioni e realizzare una centrale che analizza dati e immagini, oltre a indirizzare la risposta difensiva in caso di eventuale attentato. “Sono state studiate figure di riferimento che hanno il compito di supervisionare le attività da un punto di vista strategico”, coordinandole col team leader che nel caso di Joe Biden è un operatore del Nocs. A ciò bisogna aggiungere il controllo dello spazio aereo e il contrasto ad un possibile attentato con aeromobile.
G20, PIANO SICUREZZA: PRONTI CACCIA E MISSILI
La minaccia, infatti, può arrivare anche dall’alto, cioè dal cielo. Per questo, come spiegato da Carlo Biffani all’Agi, a Pratica di Mare vengono schierati caccia Eurofighter Typhoon, vengono dispiegate attrezzature per intercettare e abbattere droni anche piccoli nella zona interdetta. L’esperto non esclude neppure “l’approntamento di batterie di missili capaci di eliminare simili minacce proprio in prossimità della Nuvola, ovvero del sito prescelto per l’evento”. Per quanto riguarda la sicurezza a terra, tutti i luoghi vengono difesi e presidiati, i percorsi verificati e bonificati, anche la rete fognaria. Non mancano in occasioni della portata del G20 manifestazioni di protesta, per questo si monitorano anche i social. Ma parliamo di controlli capillari che cominciano settimane prima dell’evento. “Oggi la tecnologia e l’esperienza, mettono chi deve difendere la città, i suoi abitanti ed i cosiddetti obiettivi sensibili, in condizione di poter comprendere con notevole anticipo le intensioni malsane di possibili malintenzionati”, ha chiarito Biffani, secondo cui anche il dialogo tra le polizie dei diversi paesi consente di controllare le criticità e prevenire pericoli.