Anniversario dell’attentato alla redazione di Charlie Hebdo, a 10 anni dalla strage compiuta da due terroristi affiliati ad Al Qaeda per punire i “colpevoli” di aver pubblicato le vignette che offendevano l’Islam, le autorità francesi tornano a rendere omaggio alle vittime con una commemorazione pubblica culminata con il minuto di silenzio osservato alle 11.30 orario esatto dell’attacco che il 7 gennaio del 2015 provocò 12 vittime tra cui il direttore, giornalisti, fumettisti e un agente di polizia.
Tra gli intervenuti anche la sindaca di Parigi Anne Hidalgo e il presidente Macron, che con l’occasione ha sottolineato come la minaccia del terrorismo sia ancora presente e per questo è necessario continuare a lottare, ha poi ribadito anche la volontà di istituire il “museo memoriale del terrorismo“, confermando le intenzioni di portare avanti il progetto già annunciato nel 2018. L’ex presidente della Francia, Francoise Holland, intervenuto in tv su canale 12 ha invece commentato l’anniversario dichiarando che: “Occorre educare alla libertà di espressione che può essere spiegata così come si può imparare la laicità“.
Anniversario attentato Charlie Hebdo, sondaggio Francia: “Il 65% degli intervistati pensa che la libertà di espressione sia ancora a rischio”
Per ricordare l’anniversario dei 10 anni dalla strage alla redazione di Charlie Hebdo è intervenuto anche l’attuale caporedattore del giornale satirico, che in un articolo pubblicato proprio per l’edizione speciale dedicata al ricordo del giorno dell’attentato, ha scritto: “Se abbiamo voglia di ridere, significa che abbiamo voglia di vivere. Le risate, l’ironia, le caricature, sono manifestazioni di ottimismo“, concludendo: “La voglia di ridere non scomparirà mai!“.
Per la stessa occasione il quotidiano La Depeche, ha reso noto il risultato di un sondaggio condotto tra i cittadini francesi in merito alla libertà di espressione e al rischio terrorismo causato da opinioni e critiche nei confronti della religione. Il 65% degli intervistati ha dichiarato di sentirsi come “Charlie“, ma tra questi la maggioranza era di età superiore ai 24 anni. Un chiaro segno, come è stato evidenziato nella notizia, che i più giovani forse non percepiscono più questo rischio di censura violenta come reale visto anche il tempo che è passato dalla grande manifestazione popolare “Je suis Charlie” che celebrò il diritto di libertà di stampa e di parola l’11 gennaio del 2015.