Si è temuto il peggio in Argentina dopo che un uomo ha puntato la pistola alla testa di Cristina Kirchner, vicepresidente argentino, mentre la stessa si trovava presso il quartiere Recoleta in quel di Buenos Aires, capitale della stessa nazione. Come riferisce l’edizione online de Il Fatto Quotidiano, approfittando della ressa un uomo ha estratto l’arma, rivolgendo la stessa nei confronti di Cristina Kirchner per un tentato omicidio che fortunatamente non è andato a buon fine. Alberto Fernandez, capo di stato albiceleste, lo ha definito “l’incidente più grave da quando abbiamo recuperato la democrazia”, nel lontano 1983.



Fortunatamente gli agenti della sicurezza presenti sul luogo hanno immediatamente individuato l’attentatore, arrestandolo anche grazie all’aiuto della folla che nel contempo era riuscita a bloccare lo stesso. Il tutto è stato ripreso dalle telecamere presenti e mostrato poi sui vari canali televisivi che hanno reso pubblico la terribile scena che avrebbe potuto avere esiti drammatici. “Le ha puntato la pistola verso la testa, ha sparato ma il colpo non è partito“, ha spiegato ancora il presidente per poi aggiungere “ora la situazione deve essere analizzata dal nostro personale forense per analizzare le impronte digitali e la capacità e disposizione che aveva questa persona”.



CRISTINA KIRCHNER AGGREDITA A BUENOS AIRES: CONDANNA BIPARTISAN

In base a quanto ricostruito in seguito, l’uomo si sarebbe avvicinato alla vicepresidente Cristina Kirchner facendosi largo fra la folla presente a Buenos Aires, e con la scusa di salutarla e chiederle un autografo sulla sua autobiografia. Un attacco che è stato ampiamente condannato bipartisan in Argentina, compresa la coalizione di opposizione “Insieme per il cambiamento”, che ha chiesto un’indagine.

Cristina Kirchner è accusata di frode e corruzione relative all’aggiudicazione di appalti pubblici in quel di Santa Cruz durante i suoi due mandati presidenziali (2007-15), ma ciò ovviamente non giustifica un’azione così scellerata e criminale. Dalla scorsa settimana centinaia di attivisti argentini si radunano sotto casa della 69enne per protestare.