Continuano ad arrivare novità (spesso raffazzonate, confusionarie o smentite da altre versioni) sull’attentato di ieri a New Orleans nel quale sono morte 15 persone (tra cui l’ex star del Football Tiger Bech) a causa del chiaro intento omicidiario del 42enne Shamsud Din Jabbar recentemente radicalizzatosi al punto – almeno, stando ai suoi stessi racconti – da essere entrato a far parte dell’Isis; il tutto reso ancora più grave dalle sempre più diffuse (ma per ora non confermate) ipotesi che ricollegano quanto accaduto a New Orleans con il presunto attentato che si è registrato qualche ora più tardi davanti al Trump Hotel di Las Vegas nel quale è morto un uomo – alla guida di un Tesla Cybertruck esploso – e sono rimaste ferite lievemente altre 7 persone.
Partendo da quanto accaduto a New Orleans, vale la pena ricordare che attorno alle 3:15 di ieri Jabbar alla guida di un pickup Ford si è diretto a grandissima velocità contro la folla festaiola che si era riunita per le strade del quartiere francese della città in Louisiana: nella folle corsa ha investito decine di passanti poco prima di schiantarsi contro una gru e aprire – dall’interno del suo veicolo – il fuoco con un fucile d’assalto; mentre poco dopo è stato neutralizzato dagli agenti di polizia accorsi sul luogo.
Nelle immediate indagini avviate dopo l’attentato a New Orleans, si è scoperto che l’attentatore 42enne trasportava nel suo veicolo una bandiera dell’Isis e due ordigni rudimentali, così come l’FBI e la polizia nelle ore successive hanno individuato anche altri esplosivi – sempre rudimentali distribuiti in giro per le strade del quartiere francese: secondo alcuni media USA dei video di sorveglianza hanno impresso tre uomini e una donna piazzare le bombe; mentre altri media hanno smentito questo racconto ipotizzando che siano stati piazzati dallo stesso Jabbar.
Le indagini sull’attentato di New Orleans: l’ipotesi dei possibili complici e il collegamento con l’attacco a Las Vegas
Nel frattempo, parlando alla nazione da Camp David, il presidente uscente Joe Biden ha confermato che l’attentatore di New Orleans era un cittadino americano che per un decennio ha servito nell’esercito – per lungo tempo anche in Afghanistan – e che aveva legami con l’Isis espressi in una serie di video che aveva postato sui social prima dell’attacco: in questi ultimi – riferisce la CNN – aveva prima detto di voler riunire le sue due ex moglie in una sola stanza per ucciderle entrambe, salvo poi cambiare idea ed optare per l’attacco al quartiere francese; ma resta ancora incerto che l’attentato di Jabbar sia da ascrivere allo Stato Islamico, oppure alla volontà di quello che si potrebbe definire un ‘lupo solitario‘, fermo restando che ad ora non ci sono ancora rivendicazioni ufficiali.
Sempre Biden ha confermato che si sta indagando sugli eventuali complici dell’attentatore di New Orleans e sui probabili collegamenti con l’accaduto a Las Vegas: pare (ma senza conferme ufficiali) che i due attentatori abbiamo servito per diverso tempo nella stessa base in Afghanistan, ma non si sa se abbiano mai interagito tra loro o se avessero contatti regolari; mentre salta anche all’occhio che entrambi hanno noleggiato le auto utilizzate nei loro violenti attacchi con l’app Turo che permette di prendere in prestito veicoli di proprietà di altre persone.