Esattamente 42 anni fa, il 3 settembre del 1982, si scrisse una della pagine più triste della storia recente dell’Italia, quella dell’assassinio al generale Carlo Alberto dalla Chiesa. Morì a Palermo dopo essere stato vittima di un attentato da parte della mafia per via della posizione scomodo dello stesso esponente militare, da poco nominato anche prefetto del capoluogo siciliano.
Carlo Alberto dalla Chiesa nacque in una famiglia fortemente votata alla legge, essendo il padre un generale dei carabinieri, e lo stesso decise di unirsi all’Arma durante gli anni della seconda guerra mondiale, quando si unì alla Resistenza e ai partigiani per sconfiggere i nazisti e i fascisti che avevano occupato l’Italia. Una volta terminato il conflitto, Carlo Alberto Dalla Chiesa decise di rimanere nel corpo militare, e a partire da metà anni ’60, divenendo colonnello a Palermo, iniziò a scontrarsi con la mafia e precisamente contro Cosa Nostra, all’epoca dei fatti l’organizzazione criminale più potente d’Italia e fra le più temute al mondo.
ATTENTATO GENERALE CARLO ALBERTO DALLA CHIESA: ERA SCOMODO PER LA MAFIA
Nel contempo, in particolare negli anni ’70 e dopo essere divenuto generale, iniziò a combattere anche contro i gruppi delle Brigate Rosse, che all’epoca erano attivissime con numerosi attentati e omicidi ai danni di politici e autorità. Di pari passo alle sue attività e ai suoi successi contro il crimine, cresceva anche la paura da parte dei criminali, e l’apice si toccò proprio nell’anno della sua morte, nel 1982, quando venne nominato prefetto di Palermo: una posizione troppo pericolosa per Cosa Nostra, che decise così di intervenire, uccidendo lo stesso Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.
E così che pochi mesi dopo la sua nomina, il 3 settembre di quell’anno, fu vittima di un attentato nel capoluogo siciliano, la tristemente nota strage di via Carini, durante la quale morì anche la sua seconda moglie, Emanuela Setti Carraro, sposata tra l’altro proprio nel 1982. Il prefetto era a bordo di una vettura modesta, un’Autobianchi A112, che ad un certo punto venne affiancata da una BMW da cui partirono una serie di raffiche di mitra, dirette proprio verso il generale e la moglie: per i due non vi fu scampo, visto che morirono all’istante sotto i colpi del Kalashnikov sparati da Antonino Madonia.
ATTENTATO GENERALE CARLO ALBERTO DALLA CHIESA: LA MORTE DELL’AGENTE DI SCORTA
Pochi giorni dopo l’attentato, il 15 settembre, morì anche Domenico Russo, la scorta del generale Dalla Chiesa, rimasto gravemente ferito durante l’attentato: era a bordo dell’auto di scorta che venne affiancata da una moto con a bordo due persone fra cui Giuseppe Greco, che dal posto del passeggero fece partire un’altra raffica di AK 47, che colpì appunto l’agente.
Per il triplice omicidio, a cominciare da quello del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, l’obiettivo dei mafiosi, furono condannati all’ergastolo i mandanti di Cosa Nostra, leggasi cinque padrini, fra cui Totò Riina, Bernardo Provenzano e Bernardo Brusca, che saranno poi arrestati molti anni dopo. Nel 2002 arrivò invece la condanna per gli esecutori materiali della strage, Vincenzo Galatolo e Antonino Madonia, nonché Francesco Paolo Anzelmo e Calogero Ganci: per i primi due venne sentenziato l’ergastolo mentre per gli altri due una condanna di 14 anni.